• Guido Conipagna tette, i disoccupati, i sottoccupati, i lavoratori cl.i alcune piccole aziende. Le quali categorie più deboli, non d1fese dai sindacati perché meno organizzate sindacaln1ente, non trovavano un interlocutore valido neanche nelle forze politiche, troppo occupate a « recepire )> ciò che i sindacati volevano. La polemica di Salvemini nei confronti di certi sindacalisti del suo tempo è di un'attualità sconcertante. La sinistra ha il dovere di scegliere; nel momento che non sceglie, ha abdicato al proprio ruolo. Deve scegliere tra politica della piena occupazione e politica degli aumenti salariali, tra programmazione e pansindacalismo, tra riformismo e massimalismo, tra coerenza riformatrice e populismo velleitario. Sono, indubbiamente, scelte difficili per la sinistra, scelte che possono comportare, ed hanno comportato altre volte, dei costi elettorali; quei costi elettorali che i socialisti hanno pagato, anche in termini di scissione, allorché scelsero il centro-sinistra. Un prezzo elevato, certo, ma infinitamente inferiore a quello che, per la incapacità riformatrice della sinistra, e soprattutto per il suo rifiuto di scegliere, rischia di pagare oggi il paese. Il prezzo di cento deputati all'estrema destra, nel migliore dei casi. Abbiamo sentito parlare di « repubblica conciliare », di « grande coalizione », di « gollismo all'italiana ». Qu~sta non è una rivista di profezia politica, e ci rifiutiamo di azzardare delle ipotesi. Può darsi che, in questa breve quanto disorganica analisi della crisi del centro-sinistra, ci siamo lasciati trascinare dal pessimismo cui induce la ricognizione dei fatti, a partire dal 68. Ma è anche molto arduo credere in un immediato rinsavimento della sinistra italiana, ed è difficile non concludere, con Spadolini, che forse « il peggio deve ancora cominciare ». Dina:µzi a questa eventt1alità del peggio non si può peraltro restare passivi. E poiché qualsiasi azione politica, se non vuol essere condannata al fallimento, deve ispirarsi ad una visione realistica delle cose, bisogna in primo luogo porsi i problemi così come sono e non come si vorrebbe che fossero. Ora, i fatti sono questi: l'alternativa al ce11tro-sinistra che si voleva proporre da sinistra, velleitariamente, si è proposta da destra, e con ben altra concretezza. Per la maggioranza non vi è dunque che una sola strada da battere: serrare le file per realizzare quella coesione che finora essa si è colpevolmente rifiutata di cercare. 14 B~bliotecaginobianco
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