Nord e Sud - anno XVIII - n. 142 - ottobre 1971

I Docitn1en,ti porre l'accento SLl tale q11estione: gli affidamenti che a questo proposito si trovano nel docu1nento preli,minare della programmazio 1 ne sono certamente dettati dalle migliori intenzioni, ma io credo che il ministro per gli interventi strao 1 rdinari nel Mezzo,giorno abbia nel CIPE anche e magari sop~attutto questa funzione: di richiamare il CIPE agli affidamenti di cui si diceva, quando se ne dovesse allontana,re nel corso della formulazione e dell'att11azione di progetti speciali e pro.grammi di promozione che interessano tutto il paese, non specificamente il l\1ezzogiorno, e che devo,no essere pro 1 prio co1 nforn1i alla concezione meridionalista dello· sviluppo italiano. Gli esempi cui ho fatto ricorso sono del resto, credo, quanto mai a1 ppro·priati. Il 3 dicembre 1968 - la prima volta che mi toccò di prendere la parola in quest'aula - dicevo che ci sono le premesse per ulterio 1 ri e significativi sviluppj dell'industria chimica nel Mezzogiorno: c'è la possibilità e magari la necessità di integrare e diversificare nel Mezzogiorno i cicli produttivi di base, e c'è soprattutto, la possibilità e la- necessità di dare vita nel Mezzogiorno ad indL1strie derivate nei co1 mparti n1.anifatturieri di trasformazione dei prodotti dell'industria cl1irnica di b·ase (parachimica, farmaceutica, eccetera). Si tratta di evitare - dicevo - il pericolo che, fatte le industrie di base, non si facciano quelle derivate, onde si ripeterebbe per l'indt1stria chin1ica un mo1d·ello che è tradizionale nella struttura economica del Mezzogiorno; un modello per il quale il Mezzogiorno viene a configura-rsi co111e area di produzio11e delle materie prime che poi sono trasformate da industrie localizzate fuori dal Mezzogiorno, e come area di consumo dei beni p1 rodotti da queste industrie di trasformazione. Questo dicevo allora, e questo va tenuto presente in sede di formulazione del cosiddetto piano chi1nico. Ed a proposito dell'industria meccanica dicevo allo-ra - e ripeto O·ggi - che in Italia essa rappresenta il 35 per cen.to, circa del valore aggiunto ed il 30 per cento circa dell'occL1pazione rispetto al totale dell'industria manifatturiera, mentre, nei paesi più industrializzati del nostro, queste perce11tt1ali si aggirano intorno al 50 per cento. Dobbiamo coln1are questo divario, e sappiamo di doverlo colma.re nelle regioni dove più numerosi sono i _disoccupati, e dove l'industrializzazione ha segnato il passo pro,prio perché non si è potuta awalere di una più operante presenza motrice dell'i~dustria meccanica. Sappiaino di doverlo .colrnare, questo vuoto, dove so,no più necessari i posti di lavoro aggiuntivi, a Reggio· Calabria ed a Battipaglia, e no·n a Rivalta, dove non c'è manodopera dispo·nibile, né a Biella, do,ve so,no necessari soltanto, e semmal, posti di lavoro sostitutivi~ Ecco quindi l'importanz.? 123 Bibliotecaginobianco

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