Man,lio Rossi· Daria sterna di finalità di cui il Mezzogiorno rappresenterebbe una delle specificazioni più rilevanti ». Il semplice fatto che il mondo imprenditoriale si sia convinto, come diceva alcuni giorni or sono un articolo di « 24 Ore », « della convenienza economica e della necessità sociale di avvicinare il capitale al lavoro e non viceversa » no,n è sufficiente a garantire che ciò avvenga, tante sono state le delusioni al rigi1ardo nel passato. Una tale garanzia potrà aversi solo a condizione che un tale indirizzo sia consolidato, guidato, finalizzato da una inflessibile politica economica di piano. Ma torniamo all'analisi della situazione attuale d·el Mezzogiorno, il quale, se è restato finora, co-me è stato detto, in fatto di industrializzazione sostanzialmente fuori del sistema, ha pur costruito finalmente, in aggiunta al poco che c'era pri1na, una prima serie di nuclei consistenti di moderna industria cl1e hanno già 1nodificato il quadro dell'economia meridionale, anche se in modo insufficiente e parziale. È su questi nuclei ormai possibile far crescere un più grosso e articolato edificio. Un fatto grave, st1l quale va portata invece la massima attenzione, è rappresentato dalla concentrazione, sia del moderno sviluppo· agricolo che degli inizi del moderno sviluppo industriale, in aree ristrette del territorio meridionale lungo le coste e attorno ai maggiori centri urbani, dando luogo anche qui a 11n primo formarsi di quelle che oggi si chiamano aree metropolitane. Complessivamente, anche se i calcoli al riguardo hanno sempre carattere arbitrario, queste aree non occupano più di due 1nilioni di ettari, pari al 12 per cento del territorio nazionale, e in esse si addensa ormai oltre la metà della popolazione presente. Una tale circostanza, anche se più o meno comune ad ogni altra regione e ad ogni altro paese e anche se naturalmente in certa misura inevitabile, aggrava ulteriorme11te gli squilibri interni d·el Mezzogiorno e li rende particolarmente acuti ed esplosivi. La disgregazione sociale, della quale parlavo· prima, ha assunto così due distinti aspetti. Nelle zone urbanizzate, ove un moderno sviluppo è pure in atto, la crescita troppo rapida, la debolezza dei nuclei di una nuova economia, il persistente prevalere degli impieghi precari e delle attività poco stabili (l'edilizia, il piccolo commercio, i trasporti di fortuna) sono all'origine del disordine e del malco,ntento, ma possono essere considerati inevitabili fenomeni transitori, tali da potere con il tempo essere superati e da dar luogo ad una società strutturata simile a quella di altre regioni sviluppate. N·e1 rimanente Mezzogiorno, invece, che rappresenta 1'88 per cento dell'intero territorio, e che anche dopo il grande esodo ha ancora poco meno della metà della popolazione, un nuovo sviluppo è di fatto mancato, anche se le condizioni di vita sono notevolmente migliorate 108 Bibliotecaginobianco
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