I Documenti quando, con la legge dell'agosto 1950 e la creazione della Cassa per gli interventi straordinari, la qt1estione meridionale ebbe il definitiv·o riconoscimento ufficiale di questione prioritaria ai fini di un equilibrato sviluppo econo,mico e civile dell'intero paese. La discussione cui quest'oggi abbiamo dato inizio deve, perta11to, preliminarmente partire da una corretta ana!lisi di quel che gli ultimi venti anni hanno rappresentato per il Mezzogiorno e da un'esatta diagnosi dei nuovi termini in cui la questione meridionale si pone dopo l'intervento straordinario e dopo le profonde trasformazioni eco1 nomiche e sociali che li hanno caratterizzati. Diciamolo subito francamente: quel bi,lancio, questa ·diagnosi non soddisfano nessuno di noi. Chi più aveva sperato nell'efficacia della politica degli anni '50 e negli effetti che avrebbe avuto sul Mezzogiorno il ra,pid•o sviluppo• econo·mico del paese, più è deluso ed amareggiato. Il cresciuto anziché diminuito divario del reddito pro capite tra Nord e Sud, l'inarrestato torrente dell'emigrazione, il non realizzato raggiungimento degli obiettivi econon1ici che di volta in volta, dal piano· Vanoni al piano Pieraccini, ci siamo proposti, appaiono come altrettanti segni di una sconfitta e più d·olorosamente ed acutamente sono sentite come tali le torbide giornate di Battipaglia, di Reggio Calabria, delle città abruzzesi, la mafia in Sicilia e il banditismo in Sardegna. I colleghi alla nostra sinistra, i colleghi comunisti, ci hanno già ricordato quest'oggi e ci ricorderanno nei pro,ssimi gioirni che questo esito deludente di vent'anni di intervento straordinario nel Mezzogiorno 1 era stato da loro previsto all'atto stesso in cui veniva deciso. Ho riletto in questi giorni il discorso che l'onorevole Amendola tenne alla Camera nel 1950, ristampato con il suggestivo tito1o: « Contro l'istituzione della Ca1ssa del Mezzogiorno»; ed ho ritrovato giudizi e frasi che egli ed i suoi colleghi certo ripeteranno nel corrente dibattito. « Un ente - egli disse allora - che volesse attaccare le condizioni ambientali ·di arretratezza economica e trattare il Mezzogiorno come zona depressa isolando queste condizioni da quelle più generali sociali e politiche, non solo, non riuscirebbe a piegare ed a vincere questa arretratezza, ma la consoliderebbe ». Non ho bisogno -di dire quanto io stesso - che ho all'inverso approvato ed approvo o,ggi, a d'ifferenza dei colleghi comunisti, la impostazione allora data alla politica meridionalista - acutamente senta l'amarezza per la situazione attuale del Mezzogiorno. Ritengo, tuttavia, come ho ritenuto da anni, che all'inconsistente miraggio di un diverso corso della nostra storia occorra sostituire l'analisi realistica del corso effettivo che essa ha avuto ed ha, per vedere cosa abbia po·rtato di positivo e cosa di negativo e per individuare nel concreto i modi, i tempi e le 103 Bibliotecaginobianco
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