Argo1nenti il pro,blema economico-sociale non solo del Mezzogiorno, ma anche del Veneto, della Sardegna e di tutte le altre sacche di arretratezza e di miseria. Il problema di queste aree veniva liquidato ancora una volta nel modo più semplice, chiudendo gli occhi davanti alla realtà. 'fra i provvedimenti non ve n'era alcuno che riguardasse la preparazione preventiva del candidato emigrante. Probabilmente si ritenne che fossero tuttora valide e sufficienti q11elle scuole per adulti analfabeti e quei corsi tecnico-pratici per l'emigrazione che erano stati istituiti nel 1919 per combattere le misure restrittive americane. Eppure non mancava la conoscenza delle difficoltà che gli emigrati incontravano nei paesi di accoglin1ento: problemi di lingua, di i1npreparazione tecnica, di manovalanza generica e avventizia, insomma i problemi di individL1i analfabeti inseriti a viva forza in un ambiente estraneo, quando no•n addirittura ostile. E così i nostri emigranti continuavano ad essere cittadini di 3a classe. Nulla si fece anche in materia di assistenza agli emigrati; l'istituzione di addetti al lavoro presso i consolati, richiesto dai socialisti fin dal Consiglio Nazionale per l'Emigrazione del 1903, non fu decisa neppure questa volta. Si parlò invece, genericamente, di « maggiore tutela dell'italiano all'estero ». Tutela che si risolse nella propaganda fascista all'estero con annessa formazior1e dei fasci. 7. In una pubblicazione del 2° dopoguerra sul tema emigratorio, Dino Secco Suardo affermava tra l'altro che: « per ogni partito, per ogi1i governo. per ogni elemento delle rinnovate sfere dirigenti italiane, il porre la questione dell'emigrazione costituisce anche l'impegno perentorio di non trascurare alcun mezzo per risolverla nel miglior modo. Occorre dunque che l'Italia inserisca il problema migratorio al 1° numero del suo ordine del giorno » 8 • L'art. 35 della Costituzione riconosceva al cittadino italiano la « libertà di emigrazione salvo gli o·bblighi stabiliti d·alla legge nell'interesse generale »; e sanciva la « tutela del lavoro italian.o all'estero». Questo in un'Italia in cui, nel quadro di una situazione· ge11erale disastrosa, continuava a sussistere un gravissimo squilibrio tra Nord e Sud, e un'economia tuttora ancorata all'agricoltura. Al III Congresso Nazionale della D..C. l'on. Rumor affermava: « La nostra politica migratoria deve giocare la sua partita, cercan 1do basi e possibilità di impiego, studiando deficienze strutturali della manodopera locale e preparando e offrendo tempestivamente manodopera, creando 8 DINO SECCO SUAm)O, En1igrazione Italiana, SEI, Roma 1945, in VITTORIO BRIANI, op. cit. 77 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==