Giuliana Martirani sulla massima utilizzazione della superficie territoriale italiana (emigrazione interna), accanto alla soluzione tradizionale di ordine esterno (emigrazione extraterritoriale) 7 • Per svolgere questo programma di « agevolazioni del flusso dalle provincie con popolazione so1 vrabbondante verso quelle meno abitate, ma suscettibili di una più alta produzione in1dustriale », venne istituito, con R.D. del 4 marzo 1926 n. 440, il Comitato Permanente per le migrazioni interne presso il Ministero· dei Lavori Pubblici. Nel 1928, poi, tale Comitato fu trasformato in Commissariato per le migrazioni e la Colonizzazione interna, alle dipendenze della Presid·enza del Consiglio dei Ministri. Il nuovo ordinamento mirava a: piena occupazione nell'interno del paese, preferenza per le migrazioni temporanee, maggiore tutela dell'italiano all'estero, adozione di un unico passaporto (contro i tre esistenti: comune, distinto, per emigrante), rispondenza dei contratti di lavoro alle clausole economiche e sociali di salario alloggio e vitto, chiusura dell'atto ·di chiamata a partire dal 10 ge1maio 1928, divieto di pubblicità sull'emigrazione, divieto di espatrìo per i minori di 18 anni senza visita medica e libretto di lavoro dei fanciulli. L'adozione di questa nuova politica rispondeva a quella esigenza di piena occupazione nel territorio nazionale, per la quale si erano battuti i deputati socialisti, e sembrò che il pro·blema emigratorio assumesse finalmente la giusta dimensione nel contesto economico-sociale del paese: nel senso che, ostacoland·o· l'emigrazione permanente, e cioè l'espatrio- nei paesi transoceanici, si puntava a una emigrazio11e temporanea, diretta ai paesi al di qua e al di là delle Alpi. L'espatrio temporaneo, oltre a garantire al paese una futura riserva di manodopera, consentiva l'afflusso in Italia delle rimesse degli emigranti; inoltre gli operai emigrati conseguivano all'estero una precisa _specializzazione, senza che ciò co1 mportasse alcun aggravio per lo Stato. In pratica, tuttavia, questi provvedimenti si dimostrarono inefficaci. Non si adottarono misure concrete per incanalare l'emigrazio11e verso, le destinazio·ni transalpine; lo stesso discorso vale per quelle emigrazio-ni inter11e che avrebbero dovuto « agevoìare » gli spostamenti fra le « sacche di miseria » e le « province suscettibili di una più alta produzione industriale »; ne deriverà di conseguenza una disordinata distribuzione di popolazione e a un discriminato affollamento delle aree metropolitane di Milano· e To·rino1 • Ancora più assurda fu la superfinalità con cui si credette di risolvere 7 VITTORIO BRIANI, op. cit. 76 Bibliotecaginobianco
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