Giuliana Martirani zo,giorno, con i problemi collegati dell'analfabetis.mo e della miseria. Dopo un primo accenno alle qualità di ro·bustezza fisica e di industriosità dei piemontesi (di cui si auspicava l'immigrazione) la lettera continuava affermando che non bisognava « attirare questa classe po·vera di giornalieri provenienti dalla bassa Italia » di cui già si possedeva « un numero sufficiente ». Di fronte ai provvedime11ti restrittivi americani, l'Italia del dopoguerra, in una situazione perdurante di squilibrio sia tra Nord e Sud, sia tra d·omanda di lavoro e possibilità di utilizzarla, cercò di trovare una soluzione. Il problema fu studiato con particolare impegno da Luigi Bodio 5, il quale sostenne la necessità di una politica di assistenza e preparazione dell'emigrante, al fine di supera 1re l'ostacolo costituito dalle leggi americane contro gli analfabeti. A questo scopo si istituirono scuole serali per adulti analfabeti, corsi per la preparazione dei maestri degli emigranti, corsi tecnico-pratici per l'emigrazione e la collaborazione e infine corsi per la preparazione del personale direttivo. Poiché si rendeva necessaria la coordinazione e l'unificazio·ne d·ei provvedin1enti già in vigore sui servizi dell'emigrazione e sulla tutela degli emigrati, venne emanato, con R.D. 13 novembr~ 1919 n. 2205 il testo unico dei Provvedimenti sull'Emigrazione e Tutela Giuridica degli Emigrati. La com·petenza in ten1a di emigrazione restava al Commissariato Generale presso• il Ministero degli Esteri; particolare attenzione era rivolta ai minori, al loro arruolamento e al loro lavoro; veniva ribadita la obbligatorietà del passaporto, e frenata l'attività propagandistica a favore di una emigrazione indiscriminata. Per l'attuazione delle disposizioni e11unciate nel testo unico si emar1ò il Regolamer1to 1 O luglio 1921 Il. 375. 5. Da questa costante preo,ccupazione da parte del go·verno italiano si comprende come, ancora L1na volta, l'esodo dei nostri lavoratori venisse inteso come « apertura di sfogo » alla forza lavorativa italiana enormemente superiore alla capacità di assorbimento del mercato nazio, nale. Ancora una volta si sperava di liquidare l'angoscioso problema del Mezzogiorno, o per lo meno di attutirne la gravità, con la fuoruscita di molti suoi cittadini. E che questo fosse l'atteggiamento, prevalente nel periodo tra il 1920 e il 1922 è dimo,strato dal fatto che la stessa Confederazione Generale del Lavoro chiese che l'emigrazio,ne fosse facilitata, eliminando le formalità. Co,mpletamente •diverse, invece, le pro5 L. B0010, Dei problemi del dopoguerra relativi alla emigrazione, in « Giornale . degli Econo1nisti » e « Rivista di statistica», Roma, ottobre 1918. 74 Bibiiotecaginobianco
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