Argo1ne11ti inquinamento che non si « limita » ad esplicare i suoi effetti sull'acqua nella quale si manifesta, ma dà anche un duro colpo al turism.o. Il caso di Napoli è abbastanza recente e claromoso: a Mergelli11a, a Posillipo, a Marechiaro, infatti, quest'anno non sarà possibile bagnarsi perché il litorale è stato trovato fortemente inquinato e, quindi, non sono stati rilasciati i permessi di apertura agli stabilimenti balneari che operano nella zona. Non a tutti però, bisogna rilevare: evidentemente, potremmo dire parafrasando Orwell, t11tti i germi sono uguali, ma vi sono germi più uguali degli altri. In base, forse, a questo strano principio si è operata una strana chiusura a scacchi per ct1i è stato possibile « salvare » dalla chit1sura, appunto, alcuni stabili1nenti che l'esperienza diretta, non al microsco 1 pio, ma ad occhio nudo, ci ha sempre mostrato non meno i11quinati degli altri. È un principio pericoloso perché se si discrimi11a anche di fronte ai germi, è la fine. La legislazione in materia è decisamente carente. Molto di recente è stata proibita la produzione di detersivi non bio-degradabili; ma la legge, anzi il disegno di legge sulle « norme per la tutela delle acque dagli inqui11amenti » giace al Senato da due anni e, così co1n'è, è gravemente i11sufficiente. Come al solito si tratta di un problema di precisa volontà politica. Abbiamo un Piano regolatore degli acquedotti. abbiamo un documento ufficiale di pianificazione, il Progetto '80, che dedica ben tre pagine all'indicazione delle linee della politica delle acque; abbian10 un opinione pubblica finalmente sensibihzzata e sufficientemente spaventata. Ma se manca la legge e, ancor pit1, il regolamento di esecuzione della stessa, corriamo ugualme11te il riscl1io di morire di sete o avv~leJ.1ati dall'acqt1a che beviamo o nella quale ci bag11amo. In conclusione, malgrado gli interventi del CNR, della Cassa per il Mezzogiorno e della legislazione ordi11aria, la situazion.e oggi è ancora quella d'i un Mezzogiorno in cui 1'80% dei comuni siciliani e il 60% di quelli pt1gliesi non è servito da acquedotti o, comunque, soffre di insufficie11te approvvigiona1nento idrico; e di un Mezzogiorno in cui solo un terzo delle terre è irrigato. Le opere in corso, dunque, non sono sufficienti e non lo s1 aranno quelle che ad esse si aggiungeranno per il continuo aumentare dei bisogni, ma anche per una difficoltà obbiettivamente insuperabile, costituita dal fatto che dal Mezzogiorno non si può certo spremere più acqt1a di quanta -esso ne possegga. Dunque è evidente c~e bisogna sfruttare nel modo più razionale le risorse esistenti; è evidente che si impo,ne la pianificazione delle risorse per evitare gli sprechi; è evidente, ancora,· che le lotte campa11i69 Bibiibtecaginobianco
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