Nord e Sud - anno XVIII - n. 138 - giugno 1971

Ugo Leone blema del costo, che è strettamente legato :all'energia utilizzata nei vari sistemi di « estrazione » dell'acqua dolce. Attualmente il costo è ancora mo1 lto elevato (circa 200 lire p·er metro cubo); tuttavia già oggi, per quelle zone che mancano completa1nente di acqua, specialmente per le isole, è senz'altro più economica l'acqua dolce ricavata dal mare che quella trasportata con navi cisterna. Ma è poi vero che l'acqua ottenuta da « fonti convenzionali » costa molto meno dell'acqua .di mare dissalata? I11nanzitutto abbiamo ap·pena visto che l'acqua ottenuta per dissalazio,ne costa addirittura meno di quella trasportata con navi cisterna. Quindi il quesito va posto solo per quei posti in cui l'acqua esiste. In questo caso è abbastanza vero che l'acqua ricavata da fo11ti tradizionali costa meno, ma bisogna tener presente che nel suo costo, di regola, non vengono calcolati gli ammortamenti del costo delle o•pere pubbliche di captazione e raccolta. A questo pro•posito Giorgio Nebbia l1a dimostrato che il costo di raccolta in invasi artificiali risulta, per invasi di grande capacità, di circa 5 lire al metro cubo, quello di trasporto per 200 chilometri risulta di circa 25 lire al metro cubo e quello di dept1razione di altre 10 lire al metro, cubo. Se si tiene conto di queste considerazioni il prezzo• dell'acqua dissalata si abbassa di pareccl1io, almeno in relazione a quello dell'acqua naturalme11te dolce. Quando il suo costo si sarà ridotto anche in assoluto, sarà possibile affermare che il mare potrà spegnere la sete del Mezzogiorno. Comunque, anche se questo giorno non è ancora molto vicino, « allo stato attuale della tecnica nessuna moderna progra1nmazione dello sviluppo di una società come l'Italia può essere fatta senza tener conto, nei programmi di appro·vvigionamento idrico, dell'importanza assunta dai processi di dissalazione » 12 • Resta, infine, da dire qualcosa a proposito dell'inquinamento. Non è il caso di dilung·arsi perché, almeno qualitativamente, il problema no11 è diverso dal resto del paese: l'inquinamento, cioè, anche nel Mezzogiorno è essenzialmente di natura domestica e industriale. Quantitativamente invece vi sono delle differenze, nel senso che l'intensità del fenomeno nell'Italia settentrionale è certamente maggiore che nell'Italia meridionale, ma per un motivo abbastanza preciso: le industrie sono poche e i corsi di acqua da inquinare sono scarsi. !vlolto «meglio rappresentato», invece, è l'inquiname11to marino che interessa tutte le coste meridionali tranne qualche piccola oasi calabrese. Si tratta in questo caso, di un 12 Cfr. G. NEBBIA: Aspetti econon1ici e sociali della dissalazione delle acque salmastre e marine in « La scuola in azione», gennaio 1967. 68 Bibiiotecaginobianco

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