Nord e Sud - anno XVIII - n. 138 - giugno 1971

Ugo Leone Per potersi servire dell'acqua, quando ~'è, occorrono, dunque, le infrastrutture, cioè gli acquedotti che la distribuiscano. Il Mezzogiorno è carente anche in questo campo. Alla fine dell'800 risalgono l'acquedotto del Serino per l'alimentazio·ne di Napoli e quello di Scillato per Palermo. Del 1915 è l'acquedo,tto pugliese, che convoglia a Bari le acque del Sele. Nello stesso period·o fu iniziata ìa co1struzione degli acquedotti lucani. Con l'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno, nel 1950, il pro1 blema dell'acqua potabile fu posto allo studio nel suo insieme « indipendentemente dalle suddivisioni amministrative e d·ai vincoli consegt1enti, in un unico quad·ro tecnico e per l'intero territorio 1neridionale, del continente e delle isole ». Nel 1950 l'Alto Co,rnmissario per l'Igiene e la Sanità aveva condotto un'inchiesta dalla quale era risultato che 1'83% dei comuni meridionali era dotato di acquedotti, contro una media nazionale del 70% circa. Molto più realisticamente un'analoga inchiesta della « Cassa », mirante ad accertare « lo stato ·di consistenza e la funzionalità degli acquedotti esistenti», accertò che per il 43% dei comuni era necessario· un intervento « totale »; era necessario, cioè, ·addurre l'intera portata di fabbisogno, mentre il 52,4% aveva bisogno di un intervento di « varia estensione e importanza ». Solo il 4,6% ,dei comuni disponeva di un approvvigionamento normale. Parallelamente fu svolto una specie di censimento delle risorse disponibili per integrare la alirr1entazione degli acquedo,tti esistenti ed assicurare quella dei nuovi. Sulla scorta dei dati forniti da queste ricerche, la Cassa provvide allo studio di un « piano generale di normalizzazio11e » dell'approvvigionamento idrico·. Uno dei pro,blemi più delicati era quello dello studio e della realizzazione della più conveniente ripartizione delle risorse costituite dalle acque « accumulate » nei massicci calcarei dell'Ap 1 pennino centro-meridio-nale, che alimentano copiose sorgenti sui due versanti, tirrenico e adriatico. Già nei primi anni del '900 le acque delle sorgenti di ·Caposele, caput fiuminis del Sele, per la po-rtata media di circa quattro metri cubi al secondo, erano state deviate •dal versante tirrenico per portarle ad alimentare l'acquedotto pugliese. Successivamente la Cassa decise di far convergere verso la pianura campana, in aggiun 1ta alle acque del Serino che alimentano Napoli, ·le acque di tutte le numerose sorgenti affioranti alla· base d·ella montagna del Ma tese, co,mprese quelle di Boiano, dalle quali ha origine il Biferno. Naturalmente le opposizioni di parte molisana furono « vivaci e tenaci », nonostante che per l'ap,provvigionan1ento idrico del Molise fosse stata iniziata la costruzione di tutti gli acquedotti necessari (tra cui i 62 Bibiiotecaginobianco

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