Nord e Sud - anno XVIII - n. 138 - giugno 1971

Ugo Leone « Guardando una carta geologica d'Italia· - scriveva Fortunato 2 - tutto l'Appennino, dal mare ligure al mare ionico, ha una dop·pia colorazione: nella ossatura mediana, di terreni calcari dell'epoca secondaria, e, sui fianchi laterali, di terreni argillosi e marnosi dell'epoca terziarja; 1na, con questa differenza, che le argille e le marne, nella straordinaria loro varietà di forme, prevalgono assai più nella regione meridionale ... : lassù sono zone, quaggiù larghe plaghe che trasversalmente d·al Molise alle Calabrie, per esempio, e nell'interno della Sicilia, comprendono intere province ... e quando si eccettuino la Campania, dal Garigliano al Sele, la Terra di Bari dalla foce dell'Ofanto al porto di Brindisi, troppo densa la prima, tro1 ppo arida la second·a, tra il nodo calcareo degli Abruzzi a settentrio11e, che è tutto un erbaio da pascolo, e la punta granitica delle Calabrie a Mezzogiorno, che è un vero sfasciume pendulo sul mare, corrono im1nense estensioni di argille scagliose, di scisti galestrini, di marne cretose più o me110 impermeabili... Più fortunata certo, la Sicilia, con la duplice lussureggiante sua cornice marittima di oriente e di settentrione; ma tutta la Sard·egna è in condizioni anche peggiori delle più squallide province del continente meridionale ». Se in questo perfetto quadro geologico collochiamo le osservazioni sulle condizioni climatiche; sulla scarsezza e irregolarità delle precipitazioni che non si distribuiscono equamente fra le varie stagio·ni, per cui « la primavera non porta il beneficio di quelle piogge discreta1nente abbondanti che favoriscono la vegetazione specialmente delle colture erbacee »; sulle lunghe siccità estive e il ricorrere di anni consecutivi con piogge inferiori alle normali; se aggiungiamo tutto questo, non possiamo non constatare cl1e Giustino Fortunato aveva sufficienti elementi per alimentare il « pessimismo » sulle sorti del Mezzogiorno, che « ragioni fisiche distinguono a prima vista e rendono inferiore al resto della penisola » e che « agronomicamente val presso 1 cl1e nulla ». Di opinio,ne decisamente diversa era, invece, il geografo Carlo Maranelli, contemporaneo di Fortunato, per il quale le condizioni geografiche hanno certo co,ntribuito a ritardare lo svilup•po economico del Mezzogiorno: tuttavia la loro reale influenza sulla « inferiorità » del Mezzogiorno « non ha nulla di assoluto, di immanente ed eterno ». Alle argomentazioni di « qualche pessi111ista » Maranelli replicava 3 sottolineando 2 G. FoRTUN/\TO: La questione meridionale e la riforn1a tributaria in Il Mezzogiorno e lo Stato Italiano. (Collezione di Studi Meridionali, Valsecchi, Firenze, s.d.). Da Nuova antologia della questione meridionale a cura di BRUNOCAIZZI, Comunità, Milano, 1970. 3 C. MARANELLI: Considerazioni geografiche sulla questione meridionale, da un discorso letto a Bari nel 1907, ristan1pato nell'omonima raccolta di scritti di C. MARANELLI,Laterza, Bari, 1947. In Nuova antologia ..., cit. 58 B·biiotecaginobianeo

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