Nord e Sud - anno XVIII - n. 138 - giugno 1971

Argo1ncnti blica, co,munque si va.glia concepirla, può essere ricondotta solo in parte agli schemi che don1inano le attività private. Uno Stato moderno non p11ò non porsi, come obiettivi fondamentali, dei « massimi sociali »: il massimo benessere, il più alto grado di eguaglianza nella ripartizione dei benefici, la piena occupazione, eccetera. Questi « massimi sociali » possono essere conseguiti e mantenuti solo nel quadro di un equilibrio eco1ìomico complessivo, fo11dato sul dominio delle fluttuazioni cicliche e su uri adeguato tasso di sviluppo. Da ciò la necessità di puntare a dei « massin1i econonìici », consistenti nell'elevare i consumi e gli investi1nenti - anche media11te un'adeguata ridistribuzione di risorse e di benefici - fino al livello in cui si ottiene la completa utilizzazione di tutti i fatto 1 ri prodL1ttivi; che poi è la base indispensabile per raggiungere i « massimi sociali », nonché ,per attivare dei processi a catena, capaci di autoalimentarsi, e per mantenere elevato il tasso di sviluppo del sistema. In quest'opera di propulsione, di conservazione dell'equilibrio ( .1n equilibrio dinamico, ovviame11te) e di ridistribuzione, possono essere sintetizzati i fini dell'attività economica statale e, in senso più lato, dell'attività eco,nomica pubblica. Si chiariscono così i termini delle valutazio11i di convenienza da po,rre alla base di tale attività: la produttività e l'efficienza dell'apparato pubblico vanno considerate in relazione ai benefici, immediati e mediati, che l'azione di tale apparato può assicurare alla collettività. L'azione economica di uno Stato moderno è (o dovrebbe essere) basata su un delicato equilibrio « fini-mezzi », fondato sulla chiara definizione degli obiettivi da raggiungere e sull'organica predisposizione degli strumenti - giuridici, organizzativi, finanziari, eccetera - necessari al conseguimento degli obiettivi stessi. La definizione degli obiettivi costituisce la premessa indispensabile dell'azione economica de~lo Stato. Per questa sua natura, non può essere considerata co1ne 11n astratto processo di enunciazione di fini; costituisce piuttosto una fase, se così la si può definire, di est,rema delicatezza, nel corso della quale occorre forn1ulare delle ipotesi reali'stiche sui risultati da raggiungere, in rapporto ai mezzi disponibili, alle premesse ed alle rjsorse esistenti, ed al tasso di sviluppo che si prevede di poter realizzare. Nello stesso tempo, è 11ecessario precisare i modi ed i mezzi della politica economica. Anèhe in quesito caso, è necessario basarsi su ipotesi realistiche, ossia tenere co11to delle possibilità e dei limiti dell'or45 Bibiiòtecaginobianco

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