E'nzo V ellecco spesso in misura strettamente proporzionale alle dimensioni, non si vede con quali mezzi la politica di sviluppo potesse perseguire il fine di irrobustire, e dove necessario di far sorgere, una imprenditorialità locale. Sarà stato per mancanza di fiducia nei risultati o per la volontà di bruciare i tempi, di fatto si è rinunciato in partenza a perseguire questa finalità. La politica di sviluppo, e in particolare il processo di industrializzazione, sono stati imperniati su una concezione che considerava il Mezzogiorno essenzialmen~e come territorio nel quale tendere a dislocare il maggior numero di insediamenti industriali, come area di utilizzazione da rendere il più conveniente possibile per la localizzazione di iniziative produttive, italiane e straniere, pubbliche e private. E se una preoccupazione c'è stata, in quest'opera di trascinamento, essa era costituita dal timore che i grandi gruppi industriali non aderissero all'invito. O che vi aderissero con iniziative secondarie, non adeguatamente inserite nella grande produzione con mercato nazionale e internazionale. Il tipo di sviluppo realizzato è stato quindi, per gran parte, quello·voluto e concretamente costruito attraverso la predisposizione degli incentivi, la trattativa per assicurarsi una fetta consistente della nuova capacità produttiva in via di allestimento in certi settori, il richiamo ad iniziative in cerca di localizzazioni favorevoli in campo internazionale. Non si può ovviamente criticare tutto ciò. Semmai c'è da rammaricarsi che anche questa condotta, per quanto seguita in modo quasi esclusivo, non sia stata sempre coronata dal successo che forse avrebbe meritato. Si può tuttavia rilevare che, mentre si procedeva in questa direzione, non si è nel contempo pensato a qualificare il processo attraverso una selezione degli investimenti (almeno di quelli pubblici); una diversa articolazione degli incentivi e delle agevolazioni; un rafforzamento delle capacità i1nprenditive esistenti; la predisposizione di elementi che rendessero possibile il passaggio a produzioni più confacenti con le necessità di sviluppo dell'occupazione e del reddito. Ci si è affidati alle grandi linee, ai grandi disegni. Si è avuto il timore costante di creare una industrializzazio1ìe non efficiente e si sono incoraggiati gli insediamenti più costosi, che tuttavia non sono valsi a rafforzare adeguatamente il tessuto economico nel suo complesso. Un aspetto significativo di questa condotta si può cogliere nella polemica durata a lungo, e tuttora non conclusa, intorno al quesito se l'industria dislocata nel Mezzogiorno debba tendere a servire una domanda locale o a rifornire il mercato nazionale ed internazionale.· . . 20 Bibiiotecaginobia.nco
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