Nord e Sud - anno XVIII - n. 138 - giugno 1971

Francesco C'o·mpagna quindi non sarebbe possibile evitare che le catego•rie più deboli diventino sempre più deboli. Ora, l'atteggiamento dei sindacati nei confronti della programmazione è stato saturnino. Ma fino a che punto lo è stato perché le grandi confederazioni, venendo meno i partiti alla loro funzio11e di sintesi politica, non sono in grado di mediare e quindi coordinare e controllare le pressioni settoriali che vengono dalle federazioni e specialmente da quelle che rappresentano le categorie più forti e più organizzate? Sulla base di tutte queste considerazioni, è evidente comunq_ue che si pone anzitutto il problema dei nodi da sciogliere: il nodo del condizionamento dell'azione sindacale da parte dei movimenti eversivi; il nodo del condizio11amento delle confederazioni da parte delle federazioni; il nodo dei rapporti fra partiti e sindacati. E se questi nodi non possono essere sciolti, devono essere tagliati? Come, e da chi? E se non si volessero tagliare, possono strozzare la programmazione e non soltanto la programmazione? Ecco: questi sono interrogativi che incalzano anzitutto e soprattutto i partiti, che non sembrano esserne tutti pienamente consapevoli. D'altra parte, le risposte non possono tardare, pena un deterioramento ulteriore non solo della situazione politica, economica, sociale, ma anche dell'assetto istituzionale. Ma lo stesso problema dell'unità sindacale passa per le risposte che si vogliono dare a questi interrogativi da parte dei partiti democratici. E resta aperto comunque anche il problema della partecipazione dei sindacati, così come lo ha impostato Guglielmo Negri (art. cit.): i sindacati « sono usciti, ormai, dal Parlamento » e d'altra parte « la loro funzione supple11te odierna, di governo-ombra non può durare a lungo ». E allora come e dove reinserire la loro carica di esperienza, la loro forza sociale e quindi la spinta popolare che _li a11ima? ». Negri risponde: « ancora nel Parlamento »; e cioè, nella seconda Camera, in un Senato opportunamente modificato nella sua struttura. È un tema, questo, che merita maggiore attenzione di quanta finora non gli sia stata dedicata: tanto piì.1 che proprio nel quadro di una riforma del Senato si potrebbe tro·vare il modo non solo di smussare i pericoli del pansindacalismo, ma anche quello di smussare altri pericoli che incombono, quelli del panregio11alismo. Ma intanto si sciolgano, o si taglino, i nodi di cui dicevamo, per evitare che la reazione a catena dei condizionamenti di cui pure dicevamo abbia a provocare assai più danni di quanti finora non ne abbia già provocati e che sono misurabili in tern1ini di produzione diminuita, di flessione del ritmo e del volume degli investimenti, di progressiva disaffezione impren14 Bibiiotecaginobianco

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