Nord e Sud - anno XVIII - n. 138 - giugno 1971

z;rancesco C'ompagna in « L'Europa», febbraio 1969); e che sono certamente « interlocutori importanti», 1na non possono essere « negoziatori comprimari ed esclusivi » nelle consultazioni che precedono la fase decisio11ale della politica economica. A questo punto valgono talune considerazioni che già abbiamo avuto occasione di fare su « Panoram~ », commentando il grande raduno organizzato a Roma dai sindacati, domenica 30 maggio, per dare « una concreta risposta all'inerzia ed all'incapacità che si sono fino ad oggi manifestate nei confronti dei problemi derivanti dagli squilibri economici e sociali »; e per assicurare una corale conclusione alla « conferenza nazionale » durante la quale gli stati maggiori delle tre confederazioni avevano discusso « una nuova politica economica per lo sviluppo del Mezzogiorno e la piena occupazione»; ed in particolare valgono le considerazioni relative alle responsabilità anche dei sindacati di avere quanto meno sottovalutato fino ad oggi i problemi « derivanti dagli squilibri economici e sociali » e di avere perciò insistito in un tipo di azioni e di rivendicazioni che contradd.ice nei fatti alla pur affermata esigenza di conferire un valore prioritario all'impegno meridionalista. Non si possono chiedere contemporaneamente gli aumenti salariali e l'attuazione delle riforme. Aver fatto questo, come ha rilevato con insistenza La Malfa, ha creato una crescente accumulazione di spese, non sopportabili. Già la co11dizione delle strutture pubbliche richiede, infatti, spese del tutto sproporzionate al reddito nazionale, che tra l'altro non aumenta. E comunque, se i sindacati rivendicano aumenti salariali, incentivano il consumismo individuale. In pari tempo, la contrattazione articolata paralizza le aziende e le mette in difficoltà sui mercati. Così, tra consumismo individuale che cresce e produzione che diminuisce, si assottigliano i margini delle risorse destinabili all'attuazione delle riforme, all'espansione dei consumi pubblici, agli investimenti direttamente produttivi per creare nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno. Ecco, quindi, una questione di incompatibilità che sia i sindacati, che chiedono, sia i partiti, che concedono, devono decidere di affrontare e risolvere: raziqnalmente e non emotivamente. Ed è anche una questione di « senso del limite», come ha ammesso Vanni in un'intervista a Giampaolo Pansa, pubblicata da « La Stampa ». Diciamo pure cl1e questo « senso del limite» non l'hanno osservato a suo tempo gli imprenditori quando potevano comportarsi e si sono comportati da incontrastati « padroni del vapore»; ma non l'hanno poi osservato neanche i sindacati quando si so11.oaccorti di dete11ere un certo po12 Bibiiotecaginobianco

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