Nord e Sud - anno XVIII - n. 136 - aprile 1971

... Antonio Spinosa Ecco il ricordo del sop·rintendente Dinp. Adamesteann: « A Melfi, negli umidi depositi del Castello di Federico II, al piano terra, dove l'acqua penetrava da ogni parte, si trovava un'ingente quantità di materiale archeologico, accatastata. Un'altra parte, molto 1 picco,la, si trovava al piano superio,re, chiusa in una stanza fuori mano. Nei carteggi della Soprintendenza si tro1 vano tre rap·porti fatti a suo tempo dal benemerito, professor Cassotta di Melfi, is1 pettore onorario, d·e1la zona, in cui si avvertiva la stessa So,printendenza che ·durante i lavo·ri eseguiti nella contrada Chiucchiari, se·mpre a Melfi, erano venute alla luce, con cantieri di lavoro, cinque grandi to,mbe da lui denominate: la To·mba del Leone rampante, del Grande Carro, del Carro piccolo, d·ei vasi dipinti e della Fanciulla. La situazione nei depositi dell'antico· castello era tragica per via dell'umidità che corro,deva i metalli. Il lavo,ro- più urgente da fare co•nsisteva nel portare altrove tutto quel materiale lì ammucchiato, specialmente quello depositato al piano terra e quasi sepolto dalla melma. Bisognava poi cercar di catalogare quei reperti e procedere al loro restauro ». Gli archeologi non vogliono darsi solo una nuova sembianza esteriore, ma tendono a trasformarsi dal di dentro, anche se c'è anco1 ra nel nostro paese chi cade vittima d'un eccessivo tecnicismo settoriale e non si giova compiutamente degli apporti della cultura mo,dema. Se ne ha una ripro,va implicita dalla scarsa produzione di saggistica archeolo·gica, mentre sulle riviste specializzate viene apertamente lamentata una ristrettezza di 01rizzo,nti; l'ispirazione all'antropocentrismo•, a considerare l'uomo come centro dell'universo, non è sempre ap•pagata, e l'archeologia, quando è al suo livello, più basso, rischia di rimanere una fo·rma priva di contenuto. Naturalmente le numero 1 se specializzazio,ni (archeologi etnologi, orientalisti, classicisti, medio,evalisti, topografi, epigrafisti, ,numismatici) in cui oggi è strutturata l'indagine archeologica, sono1 il frutto del co1 ntinuo e implacabile accrescersi delle nozioni scientifiche e dell'estremo perfezionamento, dei mezzi tecnici di ricerca: la visione ge• nerale ·delle cose sfuggirà tanto più rapidamente quanto meno· unitaria e complessiva sarà la formazio 1 ne universitaria. Insomma oggi si fa dell'archeolo 1 gia impo,stando prima una questione di storia e po,i recandosi sul posto alla ricerca d'una conferma o d'una s1 mentita di essa. Questo è il modo più corretto di indagine e di intervento. Ecco due brevi racconti che illustrano la « regola aurea » dell'archeo1ogia moderna. Parlano i protagonisti di due sensazio,nali scoperte, di due imprese co,ndotte col pro1 posito di rìso1 lvere un pro 1 blema storico: il primo è Nereo Alfieri, che ha riportato a.Ila luce la città di Spina; il second·o è Sabatina• Moscati, cha ha trovato la documentazione 88 Bibliotecaginobianco

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