Antonio Spinosa stematica perché si possano considerare i rep~rti, dinamicamente, in un co,ntesto unitario: altrimenti si cancellano irreparabilmente i legami fra gli oggetti sco·perti e il loro mondo, si privano d'ogni valore di documento, le testi1no,nianze dell'antichità. Il sottosuolo rimane il miglio,r custode, quan·do uno scavo .farà più male che bene al nostro patrim.onio archeologico 1 • E l'Italia, co·me ha scritto Ceram nel suo lib,ro Civiltà sepolte, po1 ssiede il suo più grande n1useo del Louvre ancora so,ttoterra. Ovvian1ente ciò no,n va scambiato con una tendenza all'im·mobilismo, ma piutto 1 sto co,me t1n invito a svo,lgere ricerche pro,grammate, anche perché il progresso industriaJe, lo sviluppo delle attività ,edilizie, le o,pere di bonifica, l'impiego. delle macchine in agricoltura, la costruzione di nuove strade co,stitt1iscono un grave pericolo, •di ·distruzio,ne inco1 ntrollata o difficilmente controllabile d·ei docun1enti archeolo,gici no,n ancora venuti alla luce. Ecco· la necessità d'una seria carta archeolo 1 gica d'Italia, che ci dica con chiarezza qua1 l è la situazione, quali so110 i luoghi da difendere non solo1 co,ntro i nuo,vi insediamenti urbani e industriali, le ruspe e i fertilizzanti azotati, ma anche contro il brigantaggio degli scavato·ri abusivi e clandestini. Le tecniche moderne di pro,spezione (a cominciare dalle foto1 grafie aeree e dalle sonde periscopiche, fino ai rivela tori sonici) posso 1 no rendere più sollecita quest'opera di clas,sifica- . . . z1one a priori. Si parla molto• di boo1n arcl1eologico. C'è chi rileva che 01 ggi la scoperta d'un.a toimba etrusca « fa notizia » quanto le vicende delle famiglie reali e dei so,vrani in esilio, dej divorzi degli atto,ri e delle partite di pallone. Quando· si scava una necropo,li si getta un fascio di luce st1l mistero d't1n mondo scomparso,, no,n solo sui monumenti già gloriosi e celebri o su un personaggio illu,stre; si alza il velo d'una esistenza fino a quel mo,n1ento sconosciuta: è 1l't1omo che appare, un uomo · vissuto alcL1ne migli~ia di anni fa, e riacquistiamo un'immagine del passato. Ora cono1 scian10 il menu degli etruschi e vi prestiamo attenzione. Ce lo ha presentato due anni fa una tomba di Vulci che risale al settimo secolo ava,nti Cristo. È il primo n1enu. della storia, la più antica lista delle vivande che il popo1lo•dell'Etruria offriva ai suoi morti. Nelle anfo,re di argilla e nei vasi di bronzo sono state rinven·ute al.cune sostanze oramai muffi.te: erano, residui di cibo. Se ne è fatta l'analisi chimica e si è accertato che si trattava di ossa di manzo e di frutta, come fichi, nocciole e mele. Poi c'erano delle foglie .d'alloro e di quercia che probabilmente erano state cotte insieme alla carne per renderne più gradevoi1e ed elabo,rato l'intingolo. Un pasto funerario e sacro, ma indubbiamente no,n molto diverso dal menu etrusco di tutti i giorni, dalle vivande dei vivi. Forse l'o,mbra di Ennio Quirino Visconti - un archeo76 Bibliotecaginobianco
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