Vittorio Barbati spesso invisibili ma sostanziali, che legano, molti processi evolutivi, o involutivi, apparentemente lontani e staccati. Naturalmente, in un articolo, possiamo soltanto limitarci a considerare, in un giro d'orizzonte estremamente sintetico e fugace, le linee essenziali degli attuali fenomeni evolutivi, a porre in risalto i principali problemi che tali fenomeni pongono, ad ipotizzare le direttrici lungo le quali si potranno ricercare delle soluzioni almeno in parte valide. E, forse, già questi sono degli obiettivi fin troppo ambiziosi. In primo luogo, bisogna cominciare a chiarire che cosa intendiamo qui con l'espressione « Stato moderno·», considerando che le definizioni della parola « Stato » sono innumerevoli. In effetti, si può dire che lo Stato è, nello stesso tempo, un'entità astratta ed una realtà concreta: un'entità astratta, come depositario ed artefice di valori, di istanze e di obiettivi; una realtà concreta, come organismo· vivo ed operante. Questi due aspetti, o, se si preferisce, queste due facce della stessa medaglia, cominciano ad offrirci i primi elementi di valutazione, le prime indicazioni sull'equilibrio che è necessario• stabilire fra la definizione dei valori, delle istanze e degli obiettivi, e le strutture - politiche, giuridiche, organizzative, operative, eccetera - che devono realizzarne i postulati. Infatti, nella mancanza di tale equilibrio si può individuare una delle cause, e non certo l'ultima, di molte situazioni attuali. Ma questa, a sua volta, non è una causa originaria: è la conseguenza di .molti fattori, ideologici e materiali, che hanno radici profonde e non sempre agevolmente individuabili. L'esistenza dello Stato e le prerogative che gli vengono attribuite trovano la loro giustificazione, com'è noto, in due esigenze fondamentali: quella di affidare ad un organismo unico, dotato di sufficienti poteri, il compito di perseguire _ifini generali della società, e quella di armonizzare e contemperare, in un quadro, unitario ed organico, i fini particolari, non sempre concomitanti, delle varie forze sociali. In primo· luogo, quindi, i fini dello Stato non devono essere in contrasto con le scelte della società. È perciò necessario che lo Stato recepisca ed armonizzi queste ultime, adottando ordinamenti e strutture coerenti con esse. Ciò non significa però, e qui sta il primo di una serie di difficilissimi equilibri, che lo Stato ·debba limitarsi a far pro·prie le istanze della società, perché, se esso si limitasse ad accettare, più o meno supinamente, tale ruolo, le sue funzioni di intermediario fra gli opposti interessi, di unificatore e di coordinatore di obiettivi, e di regolatore di tutte le attività sociali ed economiche, sarebbero irrimediabilmente compron1esse. 62 Bibfiotecaginobianco
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