Giornale a più voci grado di emettere no1n si va al di là del comunicato sul pro,dotto 01 sull'inaugurazione dello, stabilimento. Se dal campo delle notizie si passa po1 i a quello dei rapporti co•n la pub1 blica amministrazione, ci si addentra in tutto, un dedalo di relazioni di tipo· jndivi,duale e mai a livello istituzionale. Cioè si mantengo,no rapporti non con l'organo della pub1 blica amministrazione, ma con Tizio perché rico,p·re quella certa carica e può fare quei determinati favori. In conclusione, ancl1e se una Regione che promette un apprezzabile grado di efficienza co1 me quella lo,mbarda volesse collaborare con i p-rivati, non potreb·be. farlo perché a questa collaborazio,ne i privati non o.ffrono nessuno s,punto. La più evidente ,e grave mancanza di informazioni è, tuttavia, quella che caratterizza i rap1 porti fra Regione e Regione. Se l'amministrazio,ne regionale lombarda -· per riprendere l'esempio di prima - volesse offrire all'investitore privato· una serie di alternative meridionali al suo originario orientamento per il N"ord, non potreb-be farlo perché ,dal Sud non le pervengono le necessarie segnalazioni. Manca11do fra le Regioni la comunicazione, manca ancor più la collaborazione. In particolare n1anca quell'intesa che sarebbe necessaria non solo, per offrire agli imprenditori le alternative nel Sud, ma anche per avviarli ad accoglierle, con democraticl1e ma anche o,prportunamente energiche p1 ressioni orientatrici. Che cosa fa allora, nelle circostanze attuali, l'imprenditore privato? O resiste alle « dissuasioni» delle regioni del benessere e vi attua comunque i suoi pro,grammi, op1 p,ure si avvia al Sud, non ·sem-pre interpellando o ascoltando il parere di organismi pura1nente const11tivi come lo IASM, il più delle volte sulla traccia di consi,derazioni ispirate al solo utile immediato. E una volta giunto nella località prescelta, si rivolge alle amministrazioni per chiederne non l'assistenza, ma la ·pro·tezione e i favori particolari, sicuro di trovare sem1p,re qualcuno pronto ad elargirli. Si dirà che le Regioni sono ancora trop 1 p·o giovani per rivolgere delle accuse agli uomini che le reggono. Può esser vero, ma da alcuni sinto,mi finora manifestatisi, no•n sembra si possa ricavare un'esortazione all'ottimismo·, almeno per quanto riguarda il Sud. Ad una « sfida lombarda», coime sono state definite le pro·poste cl1e vengono da Milano, fanno da contrapp,unto Pescara, Reggio Calabria e, in tono più so·mmesso ma r1on meno distruttivo, la stessa capitale del Mezzogiorno: Napoli. Eppoi c'è la lezione dell'esperienza. Basti citare un esempio: due Regio•ni a statuto speciale, entrambe p•reesistenti al giugno '70, entra1nbe perifericqe, entrambe importanti poli di emigrazione: i~ Friuli - Venezia Giulia e la Sicilia. La prima istituisce (co·n legge regionale del 26 giugno 1970, n. 24) la « Consulta ·regio,nale dell'emigrazione e provvidenze a favore dei lavoratori emigra ti e delle loro famiglie », che opera isp-irartdosi al fine ul timo1 di agevolare il rientro degli emigranti e ohe, fra i suo1 i compiti, ha qt1ello di esprimere « parere in materia di e!lllgrazio 1 ne con riferimento alla programmazione regionale ed ai problemi della massima occupazione ». Quanto alla Sicilia, nulla ha fatto per i suoi emigrati. 57 Bibiiotecaginobianco
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