Nord e Sud - anno XVIII - n. 136 - aprile 1971

... Alberto Pascale così messe in grado - continua l'ordine del gi~rno - di poter esercitare una vera funzione interpretativa ed in·dicativa anche in merito 1 alle continue emorragie di popolazione da una parte ed alla soffocante congestione dall'altra ». Che la strada da seguire si,a questa o un'altra, certamente essa d'ora in poi non p,otrà non pas,sare attraverso la Regione, la quale si po,ne come uno strumento, mai disponibile in passato, per la formazione di una società nazio·nale o,mogenea, almeno ai livelli essenziali del reddito e dell'istruzione: se non altro, per il fatto ohe la Regio1 ne sostituisce, nella valutazione dei problemi e nella maturazione delle decisioni, il criterio del decentramento a quello dell'impo,stazione centralista e burocratica. Un'impostazio 1 ne che ha costituito un altro dei motivi di disfunzione per soluzioni quali la contrattazione programmata e gli incentivi creditizi e fiscali, cui prima si accennava. A questo punto, p,11rtro,ppo, il discorso ab1 bandona il campo dell' « essere » e si avventura in quello del « dover essere». Allo stato attuale delle cose, l'imprenditore lombardo che si rivolgesse (e ancora non lo fa) alla sua amministrazione regio·nale per partecipare la p,rop1ria intenzione di aprire 01 ampliare uno stabilimento nel l\tlilanese e di im,piegarvi manodopera immigrata, potrebbe sentirsi rispondere che l'ambiente non consente il nascere di una nuova unità pro,duttiva che congestionerebbe ancora di più una zona già satura; che la situazione critica dei servizi (trasporti, strade, scuole, mezzi di lotta all'inquinamento, ospedali, ecc.) gli imporrebbe di partecipare con un suo contrib,uto al costo che ciascun immigrato assunto nella sua azienda comporterebbe alla co,munità; che però, in compenso nel Mezzogiorno esistono, nella tale e nella talaltra località, amp-ie possibilità per l'attuazio,ne di progetti simili al suo, con vantaggi evi,denti e dimostrabili non solo per le comunità locali ma anche e sop1rattutto p1er i suoi stessi interessi di impren,ditore. « Non si riuscirà mai a dire di no ai nuovi posti di lavoro che le industrie milanesi volessero fare con gli immigrati --- ha detto tempo fa a « Il Mondo )> Piero Bassetti, presidente della giunta regio1 nale lombarda - se questo invito a dire di no non è accompagnato da una proposta costruttiva. Dician10 di no ai nuovi impianti a Milano p•erché diciamo di sì a che i nostri im·prenditori vadano· a fare i nuovi impianti al Sud ». A guardarsi intorno, quel no e quel sì non possono essere ancora pronunciati. E non perché non si sia ancora verificata quella trasformazio 1 ne del CIPE (suggerita tra l'altro 1 ,dallo stesso Bassetti) di cui parlava l'ordine del giorno menzionato poco fa 01 perché, in genere, non esista nessun altro istituto interregio-nale equivalente; la ragione vera per cui oggi una alternativa valida agli imprenditori non può essere offerta è che esiste una colossale insufficienza di comunicazioni a tutti i livelli. Innanzitutto c'è la tradizio,nale politica del silenzio delle imprese: oggi quasi tutte le n1aggiori e medie aziende risplendono di uffici stamp 1a, direzioni di relazio-ni p•ubbliche, reparti comunicazioni esterne e via dicen·do. Eppure se si esaminano le informazioni che q·ueste fucine di notizie sono in 56 Bibiiotecaginobianco

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