Giornale a più voci È chiaro che la soluzione di problemi tanto preocclllpanti, e soprattutto tanto estesi - anche in senso geo,grafico - non deve essere attesa unicamente dall'intervento pubblico, sia esso del centro o della periferia, di natura assistenziale o imprenditoriale. D'altra parte non è neppure più possibile consentire cl1e quegli stessi problemi vengano mantenuti aperti o aggravati da un'incontrollata libertà delle iniziative e delle scelte degli imprenditori privati. La migliore strada verso una risoluzione dei problemi del Nord e del Sud sta dunque in una idonea p•rogrammazione. E questa ormai è un'opinione condivisa da tutti, o quasi. Quello che resta ancora da defin.ire è invece come ottenere che le direttive della programmazione vengano osservate da tutti gli interessati: il governo e le amministrazio,ni locali, l'industria pubblica e quella privata. So;prattutto quest'ulti1na, ancora troppo estranea e sfuggente agli impegni che l'interesse collettivo le chiederebbe di asswnersi. Di strumenti per una collaborazione fra industria e pubblica amministrazione finora non si è stati del tutto privi. Le agevolazioni creditizie e fiscali, infattt, con la loro stessa esistenza e con gli organismi pubblici che le amministrano, costituiscono un'occasione di incontro fra l'impresa privata che si orienta al Sud e l'armninistrazione. Dal canto suo la contrattazione programmata è essa stessa un mezzo per la pianificazione concordata fra operatori econon1ici e amministratori pubblici. Eppure, questi sistemi adottati finora hanno manifestato dei limiti evidenti: innanzitutto il loro carattere di opzio1 nalità a vantaggio esclusivo dei privati, che si risolve nella impossibilità per l'amministrazione di controllare e guidare le iniziative degli imprenditori, sia pure con tutte le garanzie necessarie alla loro remuneratività. In secondo luogo la loro validità in relazione soltanto alle attività nel Mezzogiorno e quindi l'esclusioir1.e dell'intervento correttivo dell'amministrazione pubblica dalle iniziative rivolte ad altre zone. Nel processo di realizzazione delle nuove iniziative industriali, siano esse nel Mezzogiorno come nel Settentrione, si rende dunque necessario stabilire, come tappa che condizioni la successiva evoluzione di ciascuna di queste iniziative, un confronto « di merito» con la pubblica amministrazione. Allo stesso modo questo confronto deve essere aippoggiato da una disponibilità di informazioni a livello nazionale relativa alle zone idonee a nuovi insediamenti ed ai pro1 blemi che altre invece p·resentano. Se questo consapevole controllo pub·blico viene accolto come elernento attivo nella formazione di in.iziative e non come uno dei tanti colli di bottiglia delle procedure burocratiche, vale anche le pena di considerare quali siano gli organi dell'amministrazione più indicati per esercitarlo. Al convegno « Regioni e immigrazione » tenutosi tempo fa a Milano per in-iziativa del Centro Orientan1ento Immigrati, un ordine del giorno ha proposto la trasformazione del CIPE in un comitato nazionale « al quale partecipino anche i presidenti_ delle Regioni al fine di garantire la continua ed attenta verifica fra i p,iani previsionali e le realtà che si ,determinano n,el paese alla luce della nuova significativa ottjca regionale». « Le regioni saranno 55 BibJiotecaginobianco
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