Giornale a più voci inquinamenti il costante impegno della Shell »; a Genova nella val Polcevera, che è una zona densamente popolata, sono ben quattro le raffinerie che affliggono i polmo•ni degli abitanti. Si tratta soltanto di alcuni esempi: l'elenco si potrebbe allungare e il tutto in nome di una « leggenda » che non si sa chi ha messo in circolazione e che non si riesce a sfatare: quella del rapporto esistente fra raffinerie e occupazione. Questo, ra·pporto, è bene dirlo una volta per tutte e con tutta la decisione p·ossibile, è assolutamente ridicolo; o irrisorio, se si preferisce. Come ha fatto notare Marcello Vitto,rini, capo dell'Ufficio studi del Ministero dei Lavori Pubblici, si pen·si che per una raffineria che dovrebbe sorgere in Sicilia è previsto un investimento, di circa 50 miliardi co·n un'occupazione di 250 un.ità; il che significa un rap·porto fra capitale investito e nuovi a,ddetti di circa 200 milioni. Nella media degli altri settori n1.anifatturieri l'investimento non supera i 20 milioni per addetto: è abbastanza semplice calcolare che se i 50 miliardi della raffineria siciliana si invest~ssero in un altro settore, si potrebbe dare lavoro a no,n meno cli 2.500 persone. Sono cifre che dovreb,bero far pensare e che dovrebbero indurre a rivedere completamente la politica dell'attività pretrolifera in Italia .. La prima con,statazione da fare sta nel fatto che la capacità di raffinazione in Italia è di gran lunga superiore sia all'attuale consumo interno sia all'ipotizzabile incremento dello stesso. « Alla fine del 1968 - nota Marcello Vittorini - erano state rilasciate concessioni per una capacità di raffinazione di circa 145 milioni di t./anno, notevolmente superiore a quella registrata alla stessa data negli altri paesi europei (Germania occidentale 113; Francia: 96; Inghilterra: 76; Olanda: 42; Belgio: 30 t/anno ). Nel 1968 la materia trattata è stata d,i 94 milioni di tonnellate, corrispondenti al 639,to circa della capacità di raffinazione concessa ( 145 milioni di tonnellate); il che vuol •dire che si è ben lontani dalla piena utilizzazione delle capacità di raffinazione degli impianti esistenti o in via di realizzazione. Semp,re nel 1968 il consumo interno dei prodotti petroliferi è stato di 57 milioni di tonnellate, pari al 64% circa della produzione; dal che si deduce che la raffinazione italiana è prevalentemente orientata verso l'esportazione ». Eppure, nonostante questa eccedenza delle capacità di raffinazio•ne nei confronti della effettiva utilizzazio11e ·degli impianti e della entità dei consumi interni, le richieste di concessione per la realizzazione di ampliamenti o di nuovi impianti petroliferi, specialmente nel Mezzo,giorno, sono in continuo. aumento. I motivi che sono alla base di questa paradossale situazione si possono spiegare abbastanza facilmente con il regime fiscale vigente nel settore, « assai poco i11.cisivosull'im.portazion·e e la lavorazione del greggio per i consumi esteri », e la mancanza di un efficace con troll o pubblico « sulla entità, la localizzazione, gli effetti ip.quinanti ·dell'attività petrolifera ». Tutti elementi che, naturalmente, sono stati determinanti nel presentare il territorio italiano alle compagnie petrolifere, come quello sul quale con 51 . . Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==