" Ugo Leone avanzate», ha iniziato la sua attività nel 1957:: da allora oltre 20 milioni di tonnellate di materia prima sono passate attraverso gli impianti. Ora la raffineria è stata « completamente ristrutturata » ed ha raggiunto una capacità di lavorazione di circa 4 milioni di tonnellate all'anno di petrolio greggio. Una b·e/lla cifra; ed anche un bel pericolo, se si pensa che il ,solo lavaggio delle navi petroliere costringe a gettare in mare l'l % del loro tonnellaggio e che una to,nnelalta di petrolio versata in mare forma uno strato sottile capace di raggiungere 1.200 ettari di superficie. Ma di che vi preoccupiate? sembrano rispondere quelli ,della « Gaeta S.p.A. »: « il pericolo, di inqu-inamento del mare è praticamente inesistente; tutte le acque oleose di lavaggio e di zavorra delle petroliere, dopo opportuni trattamenti, ven1 gono avviate ad un grande sifone terminale con più vasche di separazione; jnfine, prima dello scarico a mare, altre apparecchiature provvedono all'ulteriore trattamento delle acque, fino a ridurre il contenuto oleoso nei limiti stabiliti dalle vigenti disposizioni ». Proprio questo è il gt1aio: « i limiti stabiliti dalle vigenti disposizioni». Dal momento che, come non s.i ripeterà mai troppo, la legislazione attuale in materia di protezione delle acque dall'inquinamento è insufficiente ed antiquata, il rispetto dei suddetti limiti « stabiliti dalle vigenti disposizioni» consentirà magari di essere in regola con 'la legge dello Stato, ma certamente non con quella della natura. È proprio per questi motivi che l'Italia è diventata la raffineria d'Europ,a; è prop 1 rio per questi motivi, cioè che le com-pagnie petrolifere trovano conveniente raffinare in Italia il loro petrolio: in poche parole, per la presenza di una legge che si può ben definire ospitale specialmente se confrontata con quelle di altri paesi. L'esempio dell'industria petrolifera è il più efficace.. In Gerimania la legge dispone che le raffinerie non emettano più di 1.500 kg. di anidride solforosa all'ora_ e attraverso altissimi camini di scarico che spesso superano i 150 metri. È per questo che a Ingolstadt, malgrado la presenza di ben cin,que raffinerie (Esso, Shell, Bp, Eni, Aral), l'aria è pura e respirabile. Inoltre le raffinerie tedesche devono distare almeno un chilometro dai centri abit_ati e, possibilmente, essere situate in zone boscose affinché gli alberi possano filtrare certe sostanze e produrre ossigeno per gli abitanti. In Francia vi è una situazione analoga: per installarsi sulla riva della Senna, una raffineria ha dovuto aumentare di 150 metri tutt'intorno allo stabilimento la superficie da rimboschire. E veniamo all'Italia. A Napoli la raffineria della Mobil Oil si trova quasi in città (a S. Giovanni a Teduccio); a Rho,, per fare un altro esempio, la stes.sa Shell - che a Ingolstadt abbiamo vista così rispettosa delle leggi antiinquinamento da sospendere la lavorazione negli stabilimenti se i servizi meteorologici (co·n i quali tutte le raffinerie tedesche sono iµ. contatto) prevedono l'arrivo di correnti d'aria che potrebbero far precipitare i fumi velenosi sulle zone abitate - la stessa Shell è stata messa continuamente sotto accusa fino ad essere « indotta » a modificare gli impianii; per cui ora è in grado di vantare, con pubblicità a tutta pagina sui quotidiani, « contro gli 50 Bibiiolecaginobianco
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