Concordato e referendum L'l 1 febbraio, anniversario del Concordato, l'« Avvenire » espo11eva nell'editoriale alcune considerazioni che, a parere del· quotidiano cattolico, avrebbero dovuto essere risolutive dell'atteggiamento dei cattolici in materia di referendum. La prima di tali considerazioni apparve decisamente azzardata e in sé rischiosa: « la pace religiosa non garantisce solo la Chiesa ma anche la lealtà repubblicana» poiché « un regime di separazione farebbe ripiombare indietro di secoli la società italiana » 25 • Era quella una affermazione grave, perché condizionava la lealtà dei cattolici verso lo Stato alla soluzione del problema del Concordato, riportando - l'« Avvenire» sì, in questo caso - non agli anni che precedettero il 1929 e che avevano visto i cattolici attivamente partecipi della vita politica del paese - si pensi al Partito Popolare di Sturzo ~, ma agli anni del « non expedit ». Si trattava di un infortunio dell'« Avvenire », che era peraltro in qualche misura indicativo del pern1anere di anacronistiche impostazioni in campo cattolico. Il « Popolo » replicò immediatamente ali'« Avvenire » affermando che il problema dei rapporti Stato-Chiesa va visto nell'ambito non del referendum, ma della revisione del Concordato: « La revisione, dunque, e urta revisione negoziata con l'altra parte sono oggi il problema da affrontare. Da parte italiana, le forze politiche fa·vorevoli ad una revisione e ad un aggiornamento, anche da parte laica, sono preponderanti rispetto a coloro che ne sognano la denuncia unilaterale. Segno anche questo di n1aturità e di rispetto della realtà. Ora, naturalmente, l'introduzione del divorzio e la conseguente interpretazione giitridica della norma concordataria, riguardante il matrimonio, hanno inserito nuovi elementi di preoccupazione: n1a i rapporti tra lo Stato e la Chiesa, sul piano giuripartito ), ma perché ha voluto essere coerente con la scelta di impegno religioso che essa ha fatto... L'iniziativa per il referendum è una scelta che io ritengo di alto valore democratico, ma è una scelta civile, che coinvolge prùna di tutto lo responsabilità e la coscienza di ciascun cittadino ». 25 «Avvenire», 10 febbraio 1971. Le altre considerazioni dell'editoriale riguardavano il comportamento dei cattolici circa le cose « temporali». Interpretando con una logica preconciliare quello che rappres_enta uno dei portati innovatori del Vaticano II, cioè l'autonomia dei valori temporali, sosteneva l'ancoraggio delle coscienze individuali alla « coscienza sacramentale » ( che è di tutti i cattolici in quanto battezzati) nelle cose della politica, di cui si parla nell'editoriale: « Esiste un certo primato della. coscienza; ma la coscienza retta, che è doveroso cercare di f armare con un serio impegno, è ancorata alla verità ed a un complesso di valori oggettivi. Senza contare che c'è una differenza sostanziale tra coscienza individuale e coscienza sacramentale, la quale non può prescindere dall'adesione a norme determinate di fede e di vita fondate sulla Rivelazione». Siamo di fronte alla teoria della doppia . coscienza. 45 Bibiiotecaginobianco -
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