Giulio Picciotti La stampa laica avvertì il mondo cattolico· del pericolo rappresentato da iniziative estreme: « Paolo VI rientrando domani in Vaticano - scrisse la « Voce Repubblicana » - troverà i cattolici sgome11ti e incerti sulle prospettive che si aprono alla loro presenza. Essi hanno combattuto compatti una battaglia che li ha visti perdenti, ma nello stesso tempo ha ribadito la loro cosciente partecipazione ai valori democratici sui quali si basa lo Stato... Il mondo cattolico deve valutare la responsabilità che esso si assumerebbe verso il paese risuscitando steccati che nell'animo dei laici non esistono più da tempo, come essi hanno dimostrato con la compostezza con la quale, tranne sparute frange estremiste, hanno accolto la loro vittoria. È il' senso di responsabilità e di saggezza che crediamo debba prevalere » 18 • Inviti alla prudenza ci furono anche in campo cattolico: « la compro1nissiorze della Chiesa in una battaglia quale si verrebbe a configurare con il Referendun1 - avvertì Piero Pratesi - sarebbe un secco ritorno al passato ... le decisione di scendere in campo significherebbe non solo valicare quel -limite politico che ieri no11 si è ritenuto di dover varcare, ma andare al' di là. Vorrebbe dire che la Chiesa intende ancora utilizzare le strutture temporali per tentare di imporre sul terreno civile una sua legge, la legge canonica, riguardo all'Istituto n1atrimoniale » 19 • Paolo VI, dopo un fugace accenno del 6 dicembre, dalla finestra del suo studio su Piazza San Pietro, i11cui parlò di « amarezza per la notizia » che l'aveva raggiunto durante il viaggio in Asia, tornò sul divorzio nel discorso alla vigilia di Natale, il 22 dicembre, ai Cardinali. L'allocuzione· non ebbe che scarso rilievo sul1'« Unità », sull'« Avanti! » e sul « Popolo », quasi cl1e fosse inevitabile e scontata. Ma quel discorso esprin1eva il contenuto di una nuova nota diplom.atica della Santa Sede indirizzata al governo italiano. La posizione di quella nota fu ripresa in un commento del1'« Osservatore Romano », in cui si sosteneva che l'approvazione potrebbe anche essere una prova ed una verifica del nostro cristianesimo, che forse di prove dure ha oggi particolarmente bisogno. Non possiamo tralasciare il passato e l'oggi e per questo abbiamo detto quanto sopra, ma soprattutto ci preoccupa l'avvenire e chiediamo una maggiore preparazione e specialniente una vera, per quanto è possibile, convinzione per il matrimonio religioso - indissolubile. Può darsi che qualche volta il matrimonio solo civile fra battezzati ci abbia un po' spaventati e siamo stati troppo corrivi per celebrazioni religiose assai poco convinte. Se questo difetto ci fu il divorzio diventa un campanello d'allarme per un maggior controllo. Forse il divorzio avrà qualche seguito, ma di questo parleremo con calma e a tempo opportuno, sentito il doveroso parere dei consigli diocesani ». 18 « La Voce Repubblicana», 4 dicembre 1970. 19 « Sette giorni», 13 dicembre 1970. 42 Bibliotecaginobianco
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