Nord e Sud - anno XVIII - n. 136 - aprile 1971

Concordato e referendum di Giulio Picciotti In occasione dell'Assemblea episcopale dell'aprile '70, nell'imminenza delle elezioni regionali, i Vescovi italiani, per la prima volta dal 1945, lasciarono i cattolici liberi di esprimere il loro voto politico « secondo i dettami di una retta coscienza, illuminata dal messaggio evangelico e dall'insegnamento della Chiesa ». Sul divorzio il documento dei vescovi richiamava la posizione già espressa il 20 novembre precedente in una « Dichiarazione circa il divorzio » e in un documento molto ampio su « Matrinionio e famiglia oggi in Italia. ». Solo che i due testi del novembre erano diversi tra loro: non solo per l'angolazione, che nel primo era politica e nel secondo prevalentemente dottrinale e pastorale, ma anche per il contenuto ed il tono, che risentivano certamente dell'iter seguito nei due casi: la Dicl1iarazione era stata predisposta ed approvata dalle conferenze episcopali della Lombardia, del Piemonte e del Triveneto ed era stata portata all'accettazione della Conferenza episcopale italiana; il documento era stato invece frutto di una lunga preparazione, di due stesure successive e di un voto qualificato (216 vescovi a favore, solo undici contro). Nella dichiarazione si affermava che « nel rispetto delle regole che sono proprie di itn regime democratico, i cristiani si sentono impegnati a diffon.dere le loro convinzioni e a cercare, con i mezzi consentiti dalla legge, di attuarle. È infatti itna scelta da risolvere nel rispetto, effettivo e sicuro, della volontà dei cittadini nel quadro delle garan.zie offerte dalla Costituzio11e repubblicana ». Il richiamo al referendum era chiaro, e così lo interpretò la stampa italiana; ma c'era ancora la possibilità che a Montecitorio la legge non passasse, per cui la dichiarazione sul divorzio fu ritenuta più una forma di pressione che una vera dichiarazione programmatica. Dopo il voto della Camera del 28 novembre '69 - 325 favorevoli e 283 contrari -, in campo cattolico si ebbe la sensazione che difficilmente la situazione si sarebbe capovolta al Senato, se non si fosse verificato un fatto nuovo. L'l 1 febbraio 1970, Paolo VI, parlando dalla finestra del suo studio ai fedeli raccolti in Piazza S. Pietro, sollevò il problema della compatibilità dell'introduzione 33 Bibliotecaginobianco

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