Nord e Sud - anno XVIII - n. 136 - aprile 1971

• I sindacati per il Mezzogior110 litica del commercio estero che sposti l'interscambio del Mezzogiorno dai paesi dell'Europa occidentale ai paesi arabi del Mediterraneo - vengono avanzate alcune proposte da tempo formulate dalla sinistra meridionalista. Tali proposte riguardano anzitutto un maggiore controllo delle decisioni di investimento da parte dei pubblici poteri e questo i11una duplice direzione: 1) concentrando nel Mezzogiorno gli investimenti delle partecipazioni statali, i cui «orientamenti produttivi» e la cui «stessa struttura dovranno essere resi omogenei » con gli obiettivi dello sviluppo delle regioni meridionali; 2) rendendo maggiormente selettiva la politica creditizia nei confronti delle iniziative private e disince11tivando queste ultime nelle aree geografiche di n1aggiore congestione. Accanto a questi strumenti generali i sindacati avanzano, poi, una serie di proposte su argomenti più specifici. Ma anche in questo caso si tratta di indicazioni generiche, che mentre tendono a sopravvalutare, da un lato, l'apporto che organismi nuovi ( come le Regioni) possono dare allo sviluppo del Mezzogiorno, tendono, dall'altro, a ridimensionare e svilire gli strumenti tradizionali di intervento (come la Cassa) che al contrario possono, sia pure in un nuovo contesto, contribuire ancora efficacemente alla crescita delle regioni meridionali. . A questo punto, però, i due documenti dei sindacati si intrecciano, poiché l'indicazione degli strumenti specifici viene ripresa con maggiore dettaglio nel seco11do documento che riguarda, in modo specifico, come abbian10 detto, il disegno di legge per il Mezzogiorno approvato di recente dal Governo e già in discussione al Senato. Vale la pena, quindi, di passare direttamente all'esame di questo secondo docu1nento. A11cl1ese, a co11clusione dell'analisi del primo, riteniamo che si possa concordare con il giudizio espresso da Mariano D'Antonio nell'articolo citato, giudizio sostanzialmente duro e che fa carico al documento unitario dei tre sindacati di apparire « al tempo stesso troppo poco ' politico ' e, sotto il profilo economico, troppo poco impegnativo, nel senso che non riesce ad andare oltre indicazioni generiche sui tipi e sulle modalità di intervento dei pubblici poteri per trasferire risorse produttive al Mezzogiorno ». Ed inoltre, « se le tre maggiori organizzazioni sindacali affronteranno con questo metodo e con questo impegno la questione del Mezzogiorno nella trattativa col Governo, non potranno che ricavare - e di necessità accontentarsi - di assicurazioni e promesse molto generiche ». Infine, sembra proprio che sia « il caso di dire che tutta la faccenda rischia di essere trattata acca27 Bibl.iotecaginobianco

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