italo Talia con quanto affer1nava nell'articolo ricordato Augusto Graziani, e cioè che « fra i tanti svantaggi che hanno· afflitto il Mezzogiorno, il maggiore è stato quello di non avere alcuna concreta forza econo1nica e politica che ne sostenesse la causa sul piano nazionale ... e se adesso la posizione dei si11dacati dovesse subire una svolta sul piano 11azionale, e il problema dell'industrializzazione del Mezzogiorno fosse accolto con priorità fra gli obiettivi della classe lavoratrice dell'intero paese, questa forza potrebbe for11ire finalmente l'appoggio concreto di cui la politica meridionalista ha finora mancato ». Ma quali sono, dunque, le proposte e le idee dei sindacati sulla politica di sviluppo per il Mezzogiorno? Sono contenute sostanzialmente in due documenti: il primo di carattere generale (il documento sulla politica economica per lo sviluppo del Mezzogior110 e la piena occupazione) che risale alla fine di novembre del 1970, il secondo di natura più particolare ( osservazioni della C.G.l.L., C.I.S.L. e U.I.L. al disegno di legge per il Mezzogiorno), elaborato e presentato nel mese di marzo dell'anno i11corso. Ambedue i docu-_ menti costituiscono, a nostro giudizio, un test significativo per saggiare, almeno a livello delle buone intenzioni, il diverso atteggiamento e il n1aggiore impegno dei sindacati nei confronti del Mezzogiorno, e per verificare fino a che punto il loro ingresso si faceva finalmente portatore di quell'appoggio concreto, di cui si diceva, e di cui la « politica meridionalista ha finora mancato ». Ed iniziamo dal primo docu1nento, non tanto percl1é ,,iene prima in ordine di tempo, quanto perché ·è in esso che vengono formulate le indicazioni su « la natura degli obiettivi, la definizione degli strumenti atti a realizzarli e le caratteristiche dell'azione sindacale per esercitare la necessaria azione di pressione all'i11terno del nuovo quadro di politica ·economica ». Per qua11to riguarda il primo punto e cioè gli obiettivi, i sindacati affermano che il raggiungimento della piena occupazione nelle regioni meridionali (500 mila nuovi posti di lavoro nel breve periodo) debba costituire « l'obiettivo prioritario al quale deve essere collegato l'intero meccanismo dello sviluppo economico ita• lianù », in quanto « aggredendo la depressione meridionale si aggredisco110 gli squilibri dell'intero sistema e si pongono le condizioni per l'avvio di Lln nuo, 10 corso dell'economia italianà ». Siamo, quindi, di fronte a.d una tesi che da oltre venti anni vede impegnate tutte le forze della sinistra meridionalista, e da oltre cinque costituisce il banco di prova e di credibilità della poli24 Bibiiotecaginobianco
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