L'Italia all'alba del secolo XX fanciulli - sotto 1 posti a un lavoro dalle 12 alle 15 ore giornaliere 78 , in locali malsa11i p•rivi •di 01 gni protezio:ne contro infortuni e malattie 79 , anche tutti i detriti fe11dali, cioè pregiudizi e so,pravvivenze artigianali. I lavoratori furo 1 no• naturalmente le vittime dei primi esperimenti industriali, nonché delle varie crisi che l'industria dovette subire: essi erano in balìa co,n1.pleta ·dei padroni, che trovavano nel Governo il più valido braccio secolare contro le agitazioni e gli scioperi 80 ; onde le loro con,diz.ioni non potevano essere definite se no11 spaventevoli, se strapparono all'eminente sociologo tedesco Wer11er Sombart invettive come queste, scritte nel 1889: L'Italia ufficiale è almeno franca, l1a del coraggio: essa conta gli schiavi suoi. Appena pt1ò glor~arsi un altro paese di un così alto cantico della miseriaJ, com'è quello che possiede l'Italia nella sua inchiesta agraria. Ora vengono messe a nudo anche le magagne e le praghe dell'Italia industriale 81 . Miserabile come nessun altro lo è, è il suo proletariato indus,tria.Ie. E ciò che è peggio, langue in una ancora più p,rofonida miseria la sua popolazione di campagna 82 . Un solo elemento co1 ncreto è sufficiente a co,nfermare la tragica verità di questo quadro generale: fra il 1885 e il 1890, su 3000 coscritti, so1tanto 300 vennero dichiarati abili al servizio militare 83 • Ma i lavoratori vengono gradualmente e faticosamente costruendo un loro baluardo: le organizzazioni operaie, la cui efficienza crebbe in concomitanza con la concentrazione industriale. È bensì vero che talune voci si levarono in loro, favore nel campo del co11servatorismo più illuminato, col proposito, di stimolare i poteri dello Stato· a metter mano 78 « Il limite estremo è forse raggiunto nei trappeti delle Puglie, dove gli uomini lavorano nei frantoi 19 o 20 ore per giorni e giorni» (B. KING e T. OKEY, L'Italia d'oggi cit., pag. 197). 79 « Né migliore (di quella dei contadini) è la sorte dell'operaio in città, in piccola parte impiegato nelle piccole aziende n1anifatturiere; infatti è chiuso dentro le anguste botteghe artigiane, alloggiando in scantinati della periferia, umidi e malsani, privo di ogni assistenza 1nedica, in balìa del salario di una o due lire al giorno, che può venire a n1ancare ogni sera » (R. SITTI e I. MARIGHELLI, Un sesolo di storia del movimento cooperativo ferrarese, Editrice Cooperativa, Rom~, 1960, pag. 14). Si veda inoltre: R. MORANDI, Storia ecs. cit., pag. i36 segg.; B. KING e T. OKEY, L'Italia d'oggi cit., pag. 191; A·. PINO-BRANCA, Cinquant'anni di politica sociale in Italia, La terza, Bari, 1922, pag. 42 segg. 80 Il governo non esitava a imporre la ricchezza mobile sui salari giornalieri di L. 2,50 (B. KING e T. OKEY, L'Italia d'oggi cit., pag. 215). 81 Si riferisce con tutta probabilità alle Ricerche sulle condizioni degli operai nelle fabbriche (in « Annuario del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio», 1877, vol. 103). 82 Citato da R. M'1RANDI, Storia ecc. cit., pag. 152, nota. 83 N. QurLICI, Origini ecc. cit., pag. 288. Bibli•otecaginobianco 121
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