L'Italia all'alba del secolo XX l'opificio e la fabbrica come ingrandimenti della bottega e della manifattura. In questo stato di n1iseria intellettuale e di meschinità morale, la classe imprenditoriale italiana si manifestò insensibile anche allo stimolo verso i perfezionamenti tecnici. Sorto su basi improvvisate, osserca il già citato autore francese: l'industriale italiano ha, per trop,pi anni, limitato la sua attività allo sfruttamento materiale della sua offi.ci,na. Spesso le nuove invenzioni, i progressi ,della scienza, le trasformazioni dei metodi, non gli sono giunti attraverso le 1nura del suo laboratorio ove amava rinchiudersi, che con ritardo, affievoliti come in una eco1 attenuata e deformata. I perfezionamenti tecnici erano •da lui appilicati soltanto quando erano il risultato della sua esperienza, e non erano accolti se non con difficoltà quando p,rovenivano dalla esp·erienza altrui 54 . Questo apprezzamento, particolarmente significativo per essere stato formulato da un organizzatore industriale straniero che visse a lungo in Italia e intensamente partecipò alla vita industriale di Torino, pone in chiara luce quel fondo di psicologia rurale di cui si è detto; e, ciò che più conta, chi lo ebbe a for1nulare non poteva certamente preoccuparsi di ricercare i dati sociologici di quella analisi. A questo pro1 posito non si possono trascurare le considerazioni dello stesso scrittore circa l'atteggiamento paternalistico, dell'industriale italiano rispetto ai suoi dipendenti: Abituato per sua antica esperienza al regime familiare del laboratorio, egli amava vedersi il padre dei suoi operai: li trattava con benevolenza, memore della propria or~gine, ma esigeva il rispetto, l'obbedienza passiva agli ordini del paidrone (nel che traspare la apparente contraddizio,11e già seg11alata altrove da chi scrive 55 : la bonomia e la bo11tà di cuore di indole patriarcale, accompagnata alla intransigenza e alla inflessibilità nei rapporti di gerarchia sociale). L'organizzazione operaia fu da lui considerata come un atto di rivolta, quasi un tradimento. Furono necessarie reiterate lotte e sconfitte p~r fargli chinare il capo con l'amm·et~ere il fatto compiuto. Non consentiva a trattare coi sindacati operai se non con sordo rancore, dopo un troppo lungo periodo di lotta ostinata, in cui erasi intestato in una posizione negativa, che lo rendeva ancora meno simpatico e popolare 56. 54 L. BONNEFON-CRAPONNE, L'Italie ecc. cit., pag. 24. 55 A. REPACI, Fascismo ecc. cit., pag. 64 segg. 56 L. BONNEFON-CRAPONNE, L'ltalie ecc. cit., pag. 26. · Bibl°iotecaginobianco 113
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