L'Italia all'alba del secolo XX Sulle caratteristiche e sulla genesi della borghesia italiana, si è già ampiamente trattato altrove so. Qui è sufficiente ricordare la genesi non rivoluzio,naria di questo ceto· sociale, che orebbe e si alimentò nel « co1 nnubio1 » con un potere tradizionale, quale era quello della dinastia sabauda. Il connotato più tipico di codesta borghesia fu il suo provincialismo, fatto di pitoccheria contadina e di boria signorile. Essa conservò le qualità deteriori dei ceti medi e acquisì quelle negative della borghesia capitalistica. Convinta della titolarità divina del suo diritto, esigeva l'appoggio e la protezione dello Stato, ma ne rifiutava sdegnosamente la sorveglianza e ne respingeva l'ingerenza. Un saggio tipico e insigne di questa n1entalità si può trovare in uno scritto dell'industriale Alessandro Rossi, il quale nel' 1876 volle di1nostrare come qualmente una legge sulla protezio,ne delle donne e dei fanciulli nelle fabbriche, fosse il frutto di fantasie umanitarie di gente che viveva fuori d,ella realtà: ...Ora, chi può revocare in dubbio che vi abbia alcuno, fra noi che non porti un vivo interesse ai fanciulli e alle donne lavoranti nelle fabbriche? Ove fosse riconosciuto che la moderna trasformazione del lavoro conduca al colpevole abuso di sì tenere forze, qual sentimento più naturale che il facesse protettori? Uomini, udiamo la voce dell'umanità, ci lega il vincolo della fratellanza; ,padri di famiglia, ne troviamo l'eccitamento nelle nostre pareti domestiche; cittadini, ne incombe l'obbligo della fortezza e della salvezza della patria. Non è, dunque, né lecito né onesto il pensiero che la protezione do1 vuta a quei deboli sia il privilegio di alcuni, quando è il dovere di tutti. Ma la pTotezione di quale natura dev'essere? Se dalle opere si può giudicare le intenzion.i, sarà facile riconoscere, dalla qualità del provvedimento, che quella dello Stato è la meno illuminata ... L'intervento dello Stato significa l'impotenza dell'individuo, e mentre a questo s'intima la rinunzia a un diritto, si chiede a quello un còmpito che non è suo. E che altro se non i mali e i pericoli, cui si vuole riparare, se non la crescen,te prevalenza dei beni materiali sui beni morali, una specie di paganesimo redivivo? Non è dunque nei Parlamen,ti, ma nel Cristianesimo che deve cercarsi la so1 uzione ... Codesto paganesimo redivivo, èhe per avida sete di guadagno di pochi opprime e affievolisce degli esseri degni del ,più grande rispetto, esiste esso veramente i,n Italia? Fino ad ora non si sarebbe detto. La ·ricchezza nor1 è male distribuita fra i suoi abitanti. I recenti avvenimenti, tanto nell'ordine pol~tico, quanto nell'ordine economico, so A. REPACI, Fascismo ecc. cit., pag. 62 segg. e La marcia su Roma - Mito e realtà, Canesi, Roma, 1962, vol. I, pag. 203 segg. 111 Bibii·otecaginobianco
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