Nord e Sud - anno XVIII - n. 136 - aprile 1971

L'Italia all'alba del secolo XX I motivi di quesito stato di cose sono già stati esaminati altrove dall'auto,re di queste note 6 : si tratta sempre di quel 1 l'orientamento dell'italiano medio verso la cultura classica, intesa non già quale strumento per incrementare e arricchire la personalità, ma nel senso deteriore di strumento per assurgere a una « posizione dominante ». Di qui lo scadimento delle professioni cosiddette liberali, e nel medesimo, tempo la mancanza quasi totaie di elementi tecnici necessari alla vita moderna 7 • Da tale situazio·ne, ossen,a ancora Nitti, deriva all'Italia il maggior pericolo rivoluzionario - ma forse è più esatto dire pericolo di turbamenti sociali. Una turba ,di Sipostati, i quali han,no studi che non servono alla vita, che han•no t1 radotto i'1 Pedone al li·ceo, hanno nelle università esaminato nel diritto internazioniale il modo di conci 1 liare le nazioni, ma cl1e non han·no nulla di ciò che serve per produrre, è costretta a una battaglia quotidiana con la fame e incline a ogni violenza e a ogni mutazione. La pa,rte pit1 veramente faziosa della p.opolazione, è form1 ata da laureati e d1p1omati in cerca di occupazioni, da avvocati sopra t1.1tto 8 • Si tratta in sostar1za di quelle mino 1 ranze violente e faziose, di cui si è trattato altrove 9 , col n1ettere a1tresì in rilievo la assenza in esse di ogni spirito rivoluzion·ario: minoranze che, 1nanovrate a rego.la d'arte, potranno i11differentemente fo,rnire il lievito progressivo alle teorie anarchiche del Bakunin, allo stesso modo che le squadre d'azione e quindi i chierici asserviti alla reazione fascista. A questo squallore di vita sociale faceva sfond·o la poverità naturale del p·aese e il tenore generale di vita degli italiani. L'appellativo di « zona depressa », 01 ggidì in voga, si sarebbe potuta ap1 plicare, verso la fine del secolo XIX, a una gran parte del territorio italianoo Si pensi alla vastità delle zone malariche e alle terre di scarsissimo reddito; si pensi che fra il 1890 e il' 1892 n1oriror10 4000 persone di peLlagra e nel 1916 ancora 6 A. REPACI, Fascismo vecchio e nuovo, Bottega d'Erasmo, Torino, 1954, pag. 56 segg. 7 Questa situazione si protrasse fino ai primi anni del secolo presente. Sta di fatto che dal 1881-82 al 1897-98 gli iscritti alle facoltà di giurisprudenza sono passati da 4538 a 7291; quelli di filosofia e lettere da 341 a 1306; quelli di medicina da 3947 a 6923; quelli di scienze naturali da 1364 a 2845. In questa epoca si sono laureati circa 1300 studenti all'anno in giurisprudenza e,· tenuto conto della mortalità di impiegati e avvocati, la capienza era di 234 laureati negli impieghi e di 260 nell'avvocatura. Così pure, si sono laureati c_irca un migliaio di medici all'anno e soltanto 500 potevano prendere il po.sto di quelli che per motivi vari abbandonavano la professione (F. S. NITTI, L'Italia ecc. cit., pagg. 192-93). 8 F. S. NITTI, L'Italia ecc. cit., pag. 193. 9 A. REPACI, Fascismo ecc., pag. 47 segg. Bibiiotecaginobianco 99

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