Nord e Sud - anno XVIII - n. 135 - marzo 1971

Giornale a più voci di Enti e di or:ganismi alla tutela dello Stato o delle Regioni: sono questi, anche, problemi importantj, ma che devono essere inquadrati in un contesto più ampio, se non si vuole cadere nelle pastoie di polemiche sterili e di indegni compromessi tra meschini iruteressi. Il discorso più ampio che deve interessare, in questo momento, è, dunque, quello che riguarda H modo più valido attraverso il quale le Regioni posisono contiribui•re e partecipare, ad un tempo, aH'equilibrato sviluppo politico ed economico del paese nel quadro di una sempre maggiore integrazione comunitaria. Di qui, scaturisce la necessità di armonizza-re i tre livelli decisiona1i (comunitario, nazionale e regionale) di politica agraria. Armonizzazione che presuppone, da una parte, strumenti di coordinamento e, dall'altra, una politica agraria unica, una precisa indicazione di prospettiva, un valido punto di riferimento. Per quanto riguarda i primi, c'è da dire che nel nostro paese non solo non sono stati individuati, ma, come abbiamo cercato di dimostrare, non si è fatto nulla per individuarli o addirittura non ci si è posti il problema di individuarli. Riguardo, invece, alla pros,pett,iva UIIlÌCa di politioa agraria, essa è stata validamente individuata a livehlo comuni•tario e tradotta in direttiva: intendiamo parlare del cosiddetto Piano Mansholt. Come ha giustamente detto il professor Bandini, presidente dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria, ad un convegno sul tema: « Agricoltura e Regioni», tenutosi a Padova, individuare « H senso in cui si muove l'agricoltura vuol dire trovare la chiave per risolvere numerosi dubbi, compreso quello del rapporto tra Stato e Regioni». Ed i,l senso è stato individuato, ha aggiunto, da quanto ha detto Mansholt: « ... un radicale miglioramento delila sorte deHa popolazione agricola implica una riforma della struttura della produzione, orientata verso la costituzione di a2liende aventi una dimensione sufficiente, che, mediante sistemi razionali di produzione, possano assicurare un reddito equo e condizioni di vita comparabili ad altre categorie professionali e contribuire allo sviluppo economico e sociale di ogni Regione». Se riteniamo, dunque, che questo è il senso in cui si muove l'agricoltura, è in questo senso che occorre indirizzare la politioa agraria della CEE, dell'Italia e delle Regioni attraverso opportuni strumenti di adattamento e di coordinamento. La dichiarazione del Mi,nistro Giolitti lascia, allora, estremamente preoccupati, oltre ad apparire anche inspiegabHe se messa a confronto con l'art:.ÌJcolo di fondo dell'« Avanti! » ,dJel 3 novembre, in cui Gian Giacomo Dell'Angelo affermava: « C'è da preoccuparsi della manovra eversiva che in troppi ambienti si tenta di attuare, gratificando inappellabilmente di fumisteria tutto quanto Mansho1t e la Commissione sono venuti maturando in un non breve periodo di tempo ·sui problemi dell'agricoltura. Le tentazioni maggiori che agitano quegli ambienti osci1lano tra la ripul,sa e l'accettazione gattoparidesca delle proposte ». Oocorre rilevare, a questo punto, come la previsione di aziende capaci di assicurare intorno ai 10.000 dollari di 59 .BibliotecaGino Bianco

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