Nord e Sud - anno XVIII - n. 135 - marzo 1971

Ugo Leone compagnie internazionali anc'he dopo la riunione di Bagdad. Ciò sop1rattutto a causa delle divisioni che sempre hanno contraddistinto 1 i rapiporti fra i paesi arabi. Dopo la « guerra dei sei giornj », con la chiusura del Canale di Suez e, ancor più, con i mutamenti politici al vertice in Libia nel settembre 1969, quest'ultimo paese l1a visto se1npre più rapidan1ente accrescere l'importanza dei suoi giacimenti e oggi, co-n una p1 roduzione giornaliera di 3,5 milioni di barili di grezzo, è diventato il maiggior fornitore dei mercati europei. Non solo: con lo spostarsi dell' <-~ asse del petrolio » dal Golfo Persico al Mediterraneo, la Libia ha assunto anche una specie di leadership su almeno una parte dei paesi p,roduttori. È così che nel maggio dello scorso anno il governo di Tripoli riuscì a costituire un fronte comune con l'Algeria e l'Iraq, con l'a1 ppo,ggio esterno della SiI1ia che, co,me la Nigeria, non fa parte dell'OPEC. Approfittando anche del faitto che nel '70 si era registrata una forte domanda di petrolio, la Libia, nella s.ituazi,one di privilegio in cui si trova, chiese alle compagnie estrattrioi op,eranti sul suo territorio un aumento immediato di 189 lire (30 centesi,mi di dol.Jaro) a barile e un ulterio 1 re aumento di due centesimi di dollaro l'anno sifl1oal 1975. Questa volta furono, le compagnie a cedere. Il successo· della Libia non poteva non costituire un importante stimolo per gli altri paes,i dell'OPEC i quali, riuniti a Caracas nel dicembre dello scorso anno, dichiararono, fra l'altiro, che erano inco,ncepibi·li disparità di trattamen,to da parte delle compagnie petroilifere per i vari membri dell'organizzazione e, quindi, chiesero che le condizioni applicate ad uno dei membri fossero aip1p1licatea tutti gli altri. O,rmai la macchina era in movimento e 1 le richieste andarono preci 1sandosi meglio. · È bene ricordare a questo 1 punto che le compagnie petrol 1ifere pagano ai paesi sul cui territorio operano, oltre alle cosid1 dette royalties (un'imposita sulla p1 roduzion,e aggi~a.ntesi sul 12,5% per ogni barile estratto 1 ) anche un'im,posta sugli utili, che è in genere del 50%. A Caracas, i mernb,ri dell'OPEC chiesero di aumentare al 55% tale quota, anche in considerazio 1 ne del fatto che il Venezuela già ottiene il 60%, la Libia il 58%, l'Iran e l'Iraq il 55%. A ques.te richieste le compagnie petrolifere ·risposero con una serie di cont,rorp1 roposte che lasciarono completamente insoddisfatte Libia e Algeria. Più possibilisti i paesi del Golfo Persico. D'altra p1arte neanche il fronte delile comp·agnie petrolifere era compatto: fra le 15 che avevano lanciato le controproposte noin figuravano, ad esempio, le compagnie giap1 ponesi, la compagnia statale francese Elf-Erap e, in p1 ari1Jicolare, l'ENI « impegnato a tutel~re interessi diversi da que1Li ,delle comp 1 agnie internazionali, con le quali esistono rilevanti diversità sul modo di concepire la concorrenzialità del mercato mondiale e italiano ». In queste condizioni si è giunti a Teheran dove i petroliferi hanno trovato una incon·sueta e forse inattesa risolutezza nella controparte. Risolutezza che si riflette nell'ammonimento del,lo Scià di Persia a non respingere le proposte dell'OPEC, pena « un'azione simultanea da parte dei paesi p,ro48 Bibliotecaginobianco

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