Le idee del ten1po occupare un posto che, negli anni in cili ha taciuto, nessun giornale è riilscito a coprire, non può non destare interesse: soprattutto perché rilanciare in un momento come l'attuale un settimanale letterario di stampo - e in qilesto caso finisce col diventare iln n1erito - di stampo tradizionale è un atto di fede che fa certo onore a chi lo ha compiuto. E resta solta11to da vedere in che modo reagirà iLn pubblico, come quello italiano, così disabituato alla polemica culturale. Ed è proprio di questa disabitudine che la rico111parsa de « La fiera letteraria» spinge a parlare. L'Italia, come co111itnemente si dice, è un JJaese dove « non » si legge: molti anni fa, quando ancora dirigeva «L'Espresso», Arrigo Benedetti parlava dell'esistenza nel nostro paese di un « piccolo Belgio , cioè di una ristretta aliquota di italiani interessati alla lettura (e quindi alla vita politica e allo sviluppo civile del paese), circondato da una vasta area di sottosviluppo culturale. La spiegazione di questo fenomeno è certamente co111plessa e l1a ragioni storiche e sociologiche su cui non è certo n1ancato il dibattito. Ma di la di qiteste ragioni di fondo ve ne sono, a nostro avviso, di in1111ediate e che ineriscono al problema, cui accennavamo all'inizio, circa l'indiff erenza della grande stampa d'informazione verso i problen1i della cultura. QiLi ci si trova di fronte al classico « circolo chiuso »: da ilna parte un pubblico costituzionalmente disinteressato ai proble111i ciLlturali; dall'altra la necessità della stampa quotidiana o settima11ale di offrire ciò che il pubblico desidera per evitare flessioni nelle vendite. Spezzare questa spirale senibra oltremodo difficile: e per farlo occorre un « atto di fede » con1e quello compiuto da « La fiera letteraria », atto di fede a citi non sempre è disposta la proprietà o la direzione di u11 giornale. Che la stampa d'informazione abbia gravi responsabilità in questo settore è itn fatto che a noi sembra certo: di fatto alla cultiLra vera e propria, cioè al libro, si arriva non in maniera imn1ediata, bensì 111ediata (per chi ovviamente non_ abbia, per ragioni ben precise che qui non è il caso di discutere, dimestichezza con i libri); ora, la stampa quotidiana e settimanale d'informazione, che abbraccia un'area di lettori ben più vasta di quella abbracciata direttamente dalla stessa pro~ duzione libraria, avrebbe notevoli possibilità di stimolare, attraverso quei servizi culturali che per la loro natura « giorn,alistica » si rivelano immediatamente accessibili, nei lettori l'interesse per questo genere di problemi. I quali in,vece nella più parte dei casi ( le eccezioni per fortuna non mancano del. tutto) proprio in forza dell'angusto principio utilitaristico dell'andare incontro ai « gusti del pubblico », confinano questo aspetto fondamentale della vita del paese in una nascosta rubrica 43 Bibiiotecaginobianco
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