Programmare significa scegliere devolezza nei confronti di richieste in sé giustificate, ma che non potevano e no11 doveva110 assumere carattere prioritario nei confronti delle finalità generali della programmazione, sia per l'incapacità di scegliere e per la tendenza al rinvio dei problemi che ha contraddistinto buona parte dei governi avvicendatisi nel corso del quinquennio. Per cui, alla fine, è risultato che il maggiore contributo ad un tipo di politica anti-programmatoria, è venuto, più che dalle forze le quali aveva110 osteggiato il decollo del Piano, dal governo che lo aveva voluto e che lo aveva messo a punto e da quelle forze di si11istra c.he avrebbero dovt1to avere l'interesse maggiore ad attt1arlo. Come si ricorderà, si è parlato ripetutamente, nel corso del 1967 e del 1968, di « impallidin1ento >> congiunturale; fu ricordata più volte l'immagine del « cavallo che non beve », degli investimenti che non tirano anche in presenza di condizio11i stirno]anti. E si ricorderà pure che da quei periodi di ristagno si cercò di uscire, quando provvedimenti vennero presi, attraverso un tipo di manovra tradizionale in contrasto con il Piano appena varato: furo110 co11cessi incentivi agli investimenti e furono stimolati i consu1ni privati accogliendo rivendicazio11i settoriali (ora i dipende11ti dello Stato, ora i dipendenti delle aziende pubbliche, e così via) o richieste senza dubbio fondate, ma che si sarebbero risolte inevitabilmente in una scelta antiprogrammatica (l'aumento delle pensioni). Di conseguenza il rilancio della co11giuntura fu sempre provocata mediante investi1T1enti compiLiti 11ei settori che producevano beni di consumo individuale, e aumenti retributivi accordati di volta i11. volta. Poco o niente fu fatto, invece per favorire la ripresa ricorrendo allo strumento della spesa pubblica, o meglio, a quella spesa pubblica in conto capitale che avrebbe significato maggiori impieghi sociali. Poco o niente fu fatto da parte dei sindacati, del governo, del1' opposizione di sinistra per indirizzare tanto la domanda quanto i relativi investi111enti in quesia direzione, che era poi la direzione delle finalità generali indicate dal Piano e comportava un freno alla dilatazione i11discriminata dei consumi individuali. Tanto più che un intervento di qt1esto tipo, almeno per certi settori (ad esempio quella che oggi viene definita « politica della casa » ), avrebbe comportato· per i lavoratori una diminuzione del costo di alcuni beni primari, e quindi un n1igliora1nento del tenore di vita, senza provocare o accentuare là spinta al rialzo dei prezzi e le tendenze inflazionistiche presenti nella nostra economia· già prima dell'autunno 35 Bibliotecaginobianco
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