Nord e Sud - anno XVIII - n. 135 - marzo 1971

Italico Santoro che negli altri paesi industriali si è accompagnata progressivamente a una riduzione dell'età lavorativa realizzata ai due vertici della piramide -- piì1 studenti e più pensionati -- 2 , in Italia sen1bra essere, almeno in parte, il risultato di un ben diverso fenome110, per cui le persone che non riescono a trovare un'occupazione rinunciano addirittura a cercarla, uscendo così non solo dalle statistiche relative all'occupazione, ma anche da quelle che riguardano le forze di lavoro. In altri termini, è l'offerta di lavoro che tende ad adeguarsi alla domanda, e non il contrario; non a caso, fino agli anni del miracolo eco11omico le forze di lavoro crescevano costantemente, quasi co11 lo stesso ritmo con cui cresceva l'occupazione; e, negli anni successivi, forze di lavoro e occupati hanno cominciato a decrescere contemporaneamente, fino al punto che, nel quinquennio « programmato », di 300.000 unità si è abbassato il livello dell'occupazione e di poco pii1 quello delle forze di lavoro. Gli anni settanta si aprono, quindi, con una tendenza che è di segno opposto a quella che caratterizzava i primi anni del passato decennio. Non solo la piena occupazione è ritornata ad essere un obiettivo lonta110, ma esiste addirittura il rischio che possa aumentare la disoccupazione reale, la disoccupazione, cioè, che comprende, accanto a coloro che cercano inutilmente lavoro, anche quelli che hanno rinunciato a cercarlo e quella parte della popolazione, come un'elevata percentuale delle donne, che finora si mantiene volontariamente lo11tana da un impiego produttivo. Per di più, difficoltà congiunturali di alcuni settori, a cominciare da quello dell'edilizia, rischiano di aggravare il fe11omeno, e di restituire come disoccupati quelli che le modifiche contrattuali dell'autunno caldo avevano trasformato in occupati. Particolarmente grave va diventando, in questo quadro, la condizione dei lavoratori con titolo di studio, e cioè con diploma di scuola media o con laurea. Proprio in questo quinquennio il numero dei disocc11pati in colletto bianco si è dilatato, e dopo essersi ridotto nel 1963 al 5,1 % è risalito 11el 1970 all'8,2%, investendo soprattutto i giovani che sono in cerca per la prima volta di un'attività lavorativa. Mentre il limitato inserimento delle donne nel 2 Pur essendo, fra i paesi del Mercato Comune, quello meno industrializzato e meno dotato di infrastrutture culturali e di servizi sociali, l'Italia registra un tasso di attività della popolazione in età di lavoro che è sensibilmente inferiore alla media della CEE (56,7% contro il 60,6%): un indice significativo del carattere abnorme che almeno in parte riveste la caduta delle forze di lavoro. 28 Bibiiotecaginobianco

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