Editoriale Non hanno dunque torto i repubblicani quando affermano: 1) che la programmazione presuppone il centro-sinistra; 2) ma che la programmazione è incompatibile con le concessioni che certe correnti della 1naggioranza di centro-sinistra sembrano disposte ad elargire quando sindacati e Regioni si autodefiniscono « variabili indipendenti » e rivendicano ttn'autonomia di azione senza limiti e senza regole. Così come è difficile dar torto ai repubblicani quando affermano che, se si vogliono riforme giuste ed efficienti, non ci si può comportare come la maggioranza ·si è con1portata nei confronti della riforma tributaria, la quale, mitragliata da emendamenti, rischia di essere alla fine assai meno giusta ed assai meno efficiente di quanto non lo f asse quando Reale, allora Ministro delle Finanze, l'ha presentata al Consiglio dei Ministri. j\Ja, a quest'ultimo proposito, l' on. An.dreotti ha voluto dare ai repitbblicani una risposta che, quanto meno, non teneva conto della grave portata delle loro preoccupazioni e che addirittura è sembrata voler avallare un tipo di rapporti fra Governo e Parlamento, fra esecutivo e legislativo, che non può non risolversi a danno e dell'azione di governo e dell'attività parlamentare. E quanto alla questione della incompatibilità fra la programmazione e la sregolata aiLtonomia di un'azione sindacale o di un'azione regionale non corresponsabilizzate ai fini della coerenza che condiziona l'efficacia della programmazione, ci si sarebbe dovuti attendere che da parte di qualcitno - magari dei socialisti, che si dicono i più interessati alla riabilitazione della politica di piano - fosse recepito il discorso di La Malf a sulle « variabili indipendenti »: ma tutti si sono, per così dire, disimpegnati dalla questione; e così Mancini come Bertoldi, nel 1110mento in cui i reptlbblicani si sono fatti carico di problemi che sono in primo luogo problemi di Giolitti, Ministro del Bilancio e della Programmazione, non hanno speso una sola parola a proposito della incompatibilità denunciata da La Malfa. E tuttavia, si tratta di una questione che non può essere elusa: non potrà eluderla, per esempio, Giolitti, se vilole - come certamente vuole - riabilitare la programmazione. In questo se;1so il « disimpegno » repubblicano è un richiamo non solo alla coesione, ma anche alla coerenza di una maggioranza che afferma di voler programmare uno sviluppo equ,ilibrato e dimostra · di non saperlo programmare: per la incoerenza, appunto, dei comportamenti di coloro che, mentre concorrono a formarla, aspirano a superarla, accecati dalle cartine fumogene dei loro pregiudizi ideologici. 7 Bibiiotecaginobianco
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