Nord e Sud - anno XVIII - n. 135 - marzo 1971

Editoriale gliono considerare l'azione dei sindacati, o peg.gio ancora l'azione delle Regioni, come variabili indipendenti, una politica di sviluppo programmato ed equilibrato non è possibile; e i fenomeni disintegrativi che già si sono manifestati non possono che aggravarsi. E quindi, St!- si vuole una programmazione riabilitata, non si possono concedere, né ai sindacati né alle Regioni, ruoli di comportamento del tutto autonomi; e si devono invece sollecitare gli uni e le altre a regolare la propria autonomia, ad assumere un ruo.Zo di partecipazione che comporti anche un ruolo di corresponsabilità. E se gli uni o le altre si rifiittassero di assumere qitesti ruoli, di regolare la propria autonomia, sarebbe colpa degli uni o delle altre l'aggravamento dei fenomeni degenerativi di cui si diceva e l'eventuale fallimento dei tentativi di riabilitare la progran11nazione e di rilanciare, riqualificandola, la politica di centrosinistra come strategia -intelligente di riforme giuste ed efficienti. lvla sono i partiti, la maggioranza, il Governo che devorzo assumere le loro responsabilità, prima ancora di pretendere che se le assitmano i sindacati o le Regioni; che devono dire quali sono le condizioni nelle quali è possibile riabilitare la programmazione; che devono precisare quali sono in concreto le scelte qualitative e le valutazioni quantitative che segnano i limiti dell'autonomia sindacale e dell'autonomia regionale ai fini dell'intento - che si vuole comune ai sin.dacati, alle Regioni, al Governo - di programmare uno sviluppo economico e civile cfze si faccia carico soprattutto ed anzitiltto degli inte.ressi, finora sempre sacrificati, delle categorie più deboli ( e naturalmente delle regioni più arretrate). Ed i partiti, la maggioranza, il Governo tendono ancora ad eludere questi impegni, onde la proclan1-ata intenzione di riabilitare la programmazione rischia di essere velleitaria; e la stessa esigenza di una corretta attuazione dell'ordinamento regionale rischia di essere compromessa in partenza, q_uando le Regioni pretendono di interferire nella sfera di decisioni che per la loro natura non p·ossono appartenere alla competenza ed alla responsabilità delle Regioni. È significativo, per esempio, che oggi negli uffici centrali della programmazione siano diffuse, nei confronti delle pretese accampate da certe giunte regionali, preoccupazioni diverse, ma non certo minori di quel~e che n.egli stessi uffici si erano diffuse quando l'on. Preti era ministro del Bilancio e tutti deplorammo, allarmati, le conseguenze del cosiddetto « caso Ruffolo ». Ma c'è di più: pare che il solito Bassetti abbia addirittura aperto uffici della Regione lo1nbarda a Bruxelles e che il Ministro del Lavoro pretenda che il Ministro dell'Agricoltilra consitlti le Regioni prima di decidere quali posizioni assumere in certi difficili negoziati sulla p·olitica agricola della Comunità! 6 Bib iotecaginobianco

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