Francesco Compagna - Giuseppe Luraghi centivate, aree no1 n ince11tivate ed aree i,ncentivate, abbiano fo,ndati motivi per scegliere localizzazioni anche in queste ultime: nelle aree meridio,nali, dove sono disp,onibili riserve cospicue di manodopera la cui emigrazio,ne deve essere intercettata. Per qua,nto riguarda gli amp.Iiamenti (e credo che le preoccupazioni dell'ing. Luraghi si riferiscano, soprattutto agli amplian1enti), credo che si tratti di tenere b,en distinti i casi nei quali è inevitabile per moitivi tecnici ed economici ricorrere all'ampliamento, di una fabbrica ubicata in zo-na congestio,nata ed i casi nei quali, tenuto conto degli effetti di congestio,ne, è consigliabile p,referire la so1uzione di una nuova fabbrica da localizzare in zona ,di nuova industrializzazione. I preannunciati disincentivi posso,no riuscire utili affincl1é in questi ultimi casi no,n prevalga per « forza di inerzia » la soluzione peggiore e risulti invece più facilmente riconoscibile la soluzione migliore. Resta, quindi, in discussior:..e l'opportunità dei disincentivi solo per quei casi di cui si diceva, nei quali cioè no,n c'è alternativa all'ampliamento della fabbrica ubicata nella zo,na congestionata. Ma questi ampliamenti senza alternativa non sarebbero mai tali da non incidere negativamente sulla patologia dell'urbanesimo che si è manifestata nelle aree metropolitane del Nord; e la loro incidenza negativa sarebbe tanto più grave qualora dovesse so,mmarsi a quella di ampliamenti no,n altrettanto suffrag.ati da motivi tecnici ed economici. Comunque sia, mi pare che, per la « inoppo·rtunità di minacciare provvedimenti restrittivi per gli investimenti ovunque si facciano », non si debba perdere di vista la opportunità di studiare e predisporre adeguati provvedimenti che abbiano a prevenire ma1i che si so1 no già aggravati e che potrebebro -diventare irrimediabili; non si debba cioè pe:rdere di vista l'esigenza di correggere quella che Augusto Graziani ebbe a definire una « disto·rsione ottica » in base alila quale le imp·rese private considerano certe localizzazioni preferibili rispetto· ad altre solo perché i costi ,di co·ngestione sono accol1abili alle finanze pubbliche; non si debba ,perdere di vista questa esigenza se è vero che le localizzazioni che certe imprese preferiscono sono app·unto quelle che - co,me la situazione attuale di Milano e non di Milano, soltanto-, eloquentem~nte di,mo1stra - riescono poi le più dannose dal punto, di vista degli interessi ge11erali del Paese e tali da prefigurare e preannunciare u11a patolo,gia dell'urbanesimo, che a Milano e dintorni - come ha scritto Giovanni Giovannini su « La Stampa » - potrebbe n1.anifestarsi, entro il breve giro, di un decennio, in forme anche più gravi di quelle con le q_uali si è manifestata non solo a Londra e a Parigi, ma addirittura a Tokio. 126 Bibiiotecaginobianco
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