Nord e Sud - anno XVIII - n. 135 - marzo 1971

I Recensioni Milano 1 1968) che già nel 1941 aveva in,di,vtduato l'origine del fascismo, in un meccanismo di difesa che l'individuo (alienato ed insicuro nella società capitalista) aveva messo ,.in moto: facendo bar,atto della libertà i11Jdividuale quegli si volgeva ad una società che sembrava offrirgli nuorvi rapporti di sicurezza. Sul,la scia di Fromm1, sociologi i·n sen,so stretto come Parsons (del quale De Felice non cita alcuna pagina), Li1 p1 set e recentissimamente l'italoamericano Germani hanno studiato la sitt1azione comportamentale della società, i suoi meccanisrrii reattivi di fronte al fascismo, la base sociale della politica. fascista, i ra1 p1 porti individuo-massa ed i proces,si di deperso 1 nalizzazione dell'indivi 1 duo nella società di massa, nonché i p,rocessi di mobilitazio·ne « primaria » e « secondaria ». Contemporaneamente a questi studi, sempre in Amerioa, i politoilogi cercarono di i1 nquadrare il fasci 1smo non come fenomeno a sé ma inserendolo in una dimensio 1 ne più ampia e dinamica: il totalitarismo. Gli studi di Arendt (Le origini del totalitarismo, trad. it., 1\1ilano 1967) e di Friedrich-Brezinskj (T·otalitarism Dictatorship Autocracy, Cambridge, Mass., 1965, trad. it. L. De Felice) portarono 1 un notevole co1 ntrib,uto nell'indagare le forme del potere totalitario 1 , la loro ideologia e i riflessi che l'organizzazione totalitaria ha avuto nella gam•ma dei rap 1 porti sociali. Grazie ai loro studi è possibile operare una distinzione fra fascismo e fascismi e non sottacere l'importanza dei mezzi teonologici al servizio dei regimi totalitari per ottenere il consenso delle masse e per monopolizzarle a piacere. Altro tipico rapp 1resentante della « scuola » sociologica fu Kenneth Organ1ski (The Stages of Political Development, New York 1965, tra,d. it. L. Trani): il fasci 1 smo fu una delle varianti dei regimi politici 1dell'era industriale e rappresentò un compro,messo fra due élites ,dominanti: l'industriale e la fondiaria, « cioè, in termini marxiani, tra i proprietari di capitale ed i p1 roprietari di terre, e, in term,ini più usuali, tra i nuovi industriali e gli antichi p 1roprietari terrieri». Anche per Organski la fine d,ella guerra po1se sul taippeto della vita politica italiana grossi pToblemi economico-sociali da risolvere: innanzitutto la « reintegrazione nella -società dei reduci e dei moltissimi lavoratori che si erano trasferiti nelle città alla ricerca di un lavoro migliore, e che ... tornavano nelle locali,tà d'origine». La reazione proletaria attraverso gli scioperi creò uno stato di tensione fra industriali e latifondisti; di fronte alla minaccia che veniva dalle classi subalterne le élites composero i loro contrasti e fecero causa comune com l'avv,ersario. Sono queste interp 1retazioni interessa:nti e suggestive che offro,no « allo studio ed alla interpretazione ·storica del fascismo come fenomeno elementi i1 mportan.ti e da non sottovalutare» (-p. 505). Ma riuniscono nell'impo 1stazione notevoli incognite ed a questo proposito il di,scorso di De Felice è abbastanza netto: . se si accettano le inte1:1pretazioni psicosociologiche co,me fatti compiuti, si coTre il rischio di per':enire a ri 1srultati legati a teorie o modelli astra1ti. Lontana dalla prob'1ematica sociale è l'interpretazione della corrente, cattolica che, se pur non si eleva a storiografia, tuttavia p1 recisa la propTia 119 Bibliotecaginobianco

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