Nord e Sud - anno XVIII - n. 135 - marzo 1971

Aristide Ricci conducibili - secon 1 do Guérin - ad una situazione ·di· conflitto latente tra i due settoiri prroduttivi e imputabili ad una diversità di interessi economici che si configurava in una diversa strategia sociale e politica. Ugualmente l'elaborazione togliattiana, che per De Felioe può essere considerata co1 me « l'analisi più compiuta e matura del fascis1no italiai110 elaborata tra le due guerre mondiali» da un mili,tante comunista (p. 18), si ,distaccò notevolmente dalla pub,blicistica poilitica marxista dell'epoca. Nel ricostruire (in A propos du fascisme, in L'lnternationale Communiste, trad. it., 1952) il fenomeno fascista, Togliatti ricusò l'erro,re di generalizzazio 1 ne che si faceva abitualmente servendosi de] termine fascismo; anche perché -- egli riconosceva - accettan,do il p,rincipio che ogni fenomeno ,di reazione fosse ascritto a fatto fascista si finiva da p1 arte dei partiti operai col rinunciare ad ogni strategia politica. Il fascismo -- secondo Togliatti _, non era il frutto isolato della reazione capitalistica, ma ùn fenomeno molto più complesso ed articoilato; e la sua in,terpretazione, p,er De Felice, « coglie bene alcune delle più significative peculiarità del fascismo relativamente soprattutto al periodo della sua nascita, del suo svilup·po e della sua andata al potere » evitando le « troppo facili generalizzazio,ni » e « quei parallelismi di maniera con rea,ltà di altri paesi che così numerosi si riscontrano in altri scritti del tempo » (p. 18). Col passare del tempo quelle che erano semplici posizioni individuali finirono col condizionare l'intera storiografia marxista, favorita in questo sia dall'evoluzione della strategia di Mosca, sia più recentemente dalla destalinizzazione. Un esempio probante di com·e tale evoluzione ab,bia toccato anche gli ambienti più « tradjzionali » e conformisti è il contributo offerto dallo storico sovietico Lupocl<ov, contributo che, pur non allo1ntanan,do1si dai cano,ni di 11na rigorosa interpretazione marxista, abbandona ogni schematismo riscoprendo nel fascismo (in Fasizm i rabocee dvizenie v Italii (1919-29), Mosca 1968, trad. it., C. De Michelis) una notevole complessità di n1otivi: l'ideologia nazio·nalista, il dramma post-bellico, la p•rofonda trattura fra classe dirigente e pro,letariato, la crisi del governo liberale, la politica di revanche del primo fìascismo. Le interpretazioni dei marxisti e la riflessione degli storici e pubblicisti liberal-radicali sul1 la cri·si dei ceti 1nedi avevano, dato al fascismo una spiegazione in profondità. Ma si poteva dire, con questo, che il fenomeno nelle sue componenti italiane ed europee fosise del tutto chiaro? Negli anni cinquanta l'interpretazione del fascismo si arricchì di nuo1 ve categorie che offrirono allo studioso aree d'indagine più vaste ri1spettoj alle interpretazionj classiche. La psicologia, la sociologia, le teorie della scienza politica sul totalitari·smo ,scandagliarono per mezzo ,di questi nuovi strumenti i meccani1smi occulti del fascismo scomponendone i singoli mo,menti da una parte e tentando di dare u·na spiegazione « globale» ,dall'altra. Tali indirizzi, già presenti nella letteratura americana fra le 1 due guerre, si diffusero dopo il conflitto mondiale nell'Europa continentale. Il p,rimo contributo fu offerto da Fromm (Fuga dalla libertà, trad. it., · 118 Bibiiotecaginobianco

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