La distribuzione in Italia dichiarato l'on. Helfer, sarebbe imminente l'approvazione del progetto in sede legislativa. Sembra purtroppo ancora attuale quanto scriveva Giorgio Bocca due anni fa (in un articolo che aveva l'esemplare sottotitolo « è ora di aprire gli occhi e di rompere il silenzio- ») : « a toccare questi tasti si provocano reazioni ben note. I politici tacciono, non uno che abbia parlato di distribuzione alla vigilia del voto. Sotto questo aspetto liberali superliberali e comunisti collettivisti, oppositori e governanti, demagogl1i e tecnocrati sono t11tti la stessa cosa, tutti prudenti con l'individualismo protetto dei bottegai che frutta voti » 28 • Ma oramai la prudenza è divenuta grottesca miopia; la stessa che oltre un secolo fa guidava quanti volevano impedire l'introduzione del telaio meccanico nelle manifatture per il timore che esso creasse disoccupazione. Oggi sappiamo che proprio con quella innovazione ci si incamminò verso la riduzione delle 01 re di lavoro con produttività e retribuzioni crescenti; e questo lo sanno anche coloro che oggi vorrebbero impedire lo sviluppo della grande distribuzione (l'unica soluzione per razionalizzare il settore mercantile al dettaglio) nel timore che ciò comporti una estesa disoccupazione per gli occupati nel dettaglio tradizionale. Certamente un problema di questo tipo 1 sussiste, ma la sua entità non è tale da giustificare che si lasci irrisolto quello, tanto più vasto, dell'ormai indifferibile adeguamento delle strutture distributive a quelle produttive; e neanche tale da giusticare allarmismo. A prescindere dalla nota circostanza che già molti di coloro che attualmente risultano occupati sono in realtà sottoccupati, va notato che la disoccupazione minaccerebbe solo le imprese del piccolo dettaglio operanti nei grossi agglomerati urbani (per diversi motivi è prevedibile che la penetrazione della grande distribuzione nei centri minori non avverrebbe prima di molti anni) e, tra queste, solo quelle che fossero impossibilitate od incapaci di effettuare il necessario salto qualitativo. A far sì che il loro numero risultasse il più basso possibile si potrebbe provvedere in diversi modi; per esempio con una decisa e tempestiva opera di istruzione professionale e con agevolazioni creditizie nei confro,nti degli operatori che offrano garanzie di capacità . e volontà di migliorare l'efficienza gestionale della loro azienda. Sono questi i termini del problema in tema di occupazione e chi li gonfia sino ad affermare che la grande distribuzione è sinonimo di disoccupazione cade in macroscopico errore. Non è difficile, anzi, dimo28 GIORGIO BOCCA: 1lia6 gio per l'Europa che sa vendere, « Il Giorno», 30 novembre 1968. 81 Bibliotecaginobianco
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