• Marcello Marin zio,ne significherebbe la indiscriminata chius:ura degli esercizi al •dettaglio· e come invece sia vero• che « la coesistenza di imprese picco.Je e grandi del co,mmercio non è solo, una possibilità, ma senz'altro una necessità in quanto le esigenze del mercato del consumo sono estremamente diversificate e vanno so,ddisfatte da un apparato distributivo, adeguatamente articolato. Accanto al supermercato• e al 1nagazzino a prezzo unico, che offrono prodotti standardizzati di grande serie, può benissimo prosperare (e di fatto prospera ovunque) il negozio specializzato, che o,ffre artico 1 li e servizi che la grande unità non è in grado di rendere ma che il consumatore continua a richiedere ed apprezzare » 9 • In Italia queste verità sono conosciute da tempo. Lo provano le soluzioni suggerite dai più qualificati consessi di politici, studiosi ed operatori e l'accoglimento di tali conclusioni in una legge fo.ndamentale dello Stato, quella di programmazio 1 ne, che ne ha demandato l'attuazione ad apposita legge. Eppure tale legge (fortunatamente per ora solo allo stato di proposta) finisce, come si vedrà, col ripudiare i principi progran1matici cui avrebbe do,vuto dare attuazione, impedendo, anziché favorire, lo sviluppo· del grande dettaglio, che è viceversa il solo mezzo per far corrispondere una efficiente distribuzio 1 ne. di massa ad una produzione di massa. Ma l'opposizione allo sviluppo del grande dettaglio è a sua volta conseguenza di una complessa situazio,ne, che trae origine da motivi di carattere sociale, economico e giuridico insieme. Il 11ostro sistema economico è stato investito solo in anni recenti da un processo, ancora in corso, di trapasso da un assetto prevalentemente agricolo ad un assetto industriale. Processo che, a differenza di quanto è avvenuto 1 in altri paesi europei, si è svolto in presenza d'una agricoltura particolarmente depressa e di notevoli sacche di disoccupazione e sottoccupazione presenti già da tempo in numerosi centri urbani. Alle prospettive di occupazio1ne nel settore industriale corrispose un caotico inurbamento 10 dovuto ad una vera e propria fuga dai campi. Il settore commerciale, per il quale la crescita delle popo,lazioni urbane era già causa di incremento dei punti di vendita, finì per divenire attività di rifugio da parte di flussi di forze di lavoro provenienti dall'agricoltura (che non avevano trovato occupazione nell'industria) e da parte di flussi originati dalle fasi di depressione o di minore espansione del settore industriale. « La particolare estrazione dei nuovi ceti co·mmerciali ha co,ntribuito 9 p. SAVINI, op. cit., pag. 107. 10 Secondo i dati del IX censilnento, al 1951 il 28% della popolazione italiana (13,3 su 47,5 milioni) risiedeva nei Comuni con popolazione superiore ai 50 mila abitanti; tale percentuale sale al 33,43/o (poco meno di 17 su 50,6 milioni di residenti) nel 1961. A fine agosto 1970 nei 127 Comuni con oltre 50 mila abitanti (pari 70 Bibiiotecaginobianco
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