La distribuzione in Italia tecniche che consento 1 no un miglioramento dell'organizzazione e dell'attività direzionale delle imprese di scambio giovandosi dell'applicazione di principi che esaltano l'efficienza aziendale in tutti gli atti gestionali; incoraggiando, quindi, la diffusione delle aziende del grande dettaglio 6 che maggiormente possono operare secondo i criteri suddetti. Un mezzo idoneo· a col·mare il gap tra settore industriale e settore commerciale è il rapido diffondersi del grande dettaglio, e determinante è la funzione propulsiva che le aziende della grande distribuzione possono svolgere in tal senso. Le esperienze avute sino ad ora in Italia 7 e quelle, tanto, più vaste, dei paesi in cui tali aziende operano liberamente e diffusamente, dimostrano che la loro presenza spinge i dettaglianti tradizionali alla ricerca di migliori criteri gestionali (segnatamente adozione del libero servizio) e molto spesso li i11duce ad aderire a forme di commercio associato od integrato 8 • Secondo statistiche dell'Institut Français du Libre Service, riguardanti le vendite alimentari dei paesi del MEC nel 1966, si avevano le seguenti percentuali di partecipazione alle totali vendite al dettaglio da parte di commercianti indipendenti associati od integrati (in parentesi vi sono le quote di partecipazione delle aziende della grande distribuzione): Olanda 60% (29%); Germania 54% (11%); Francia 13% (14%); Belgio 19% (9%); Italia 3% (1,5%). I dati riportati dimostrano come sia priva di fondamento l'affermazione secondo la quale il diffondersi delle moderne forme di distribu6 È bene precisare che nel termine grande dettaglio, che si contrappone a quello di dettaglio tradizionale (o piccolo), si intendono comprese tutte le forme di moderna distribuzione, siano esse dovute ad aziende della grande distribuzione o a . forme associate ed integrate di dettaglianti (gruppi di acquisto e catene volontarie) ed a cooperative. A tal proposito, anche per far giustizia del luogo comune tanto spesso strumentalizzato che identifica il supermercato come espressione dei « grandi monopoli », va rilevata la crescente incidenza che si è avuta, nel nostro paese, dei supermercati non appartenenti alle grandi aziende sul totale di quelli esistenti; incidenza che dal 18% circa del 1966 è giunta nel 1969 al 36%. Nel biennio 1968-1969 su 166 supermercati aperti il 7790 (111 unità) si doveva all'iniziativa di piccoli e medi imprenditori. 7 Sugli effetti positivi che, in Italia, le unità della grande distribuzione hanno dispiegato in generale negli ambienti ove operano ed in particolare nei confronti . degli esercizi concorrenti tradizionali, si veda: CLAUDIO BELLI, La grande distribuzione al dettaglio e l'innovazione dei consumi, in « Studi e Ricerche », marzo-giugno 1968. 8 Questi tipi di integrazione (la prima orizzontale, la seconda verticale) costituiscono entramqi un salto qualitativo di notevole ilnportanza. La prima si ha allorché i dettaglianti, di loro iniziativa, si associano per compiere, principalmente, acquisti in comune al fine di spuntare migliori condizioni di acquisto, mentre nel caso delle catene volontarie vi è invece l'iniziativa di un grossista che unisce i dettaglianti oltre che negli acquisti anche in una unica politica di sviluppo promozionale e di ammoderna1nento ed in molti atti gestionali. 69 Bibliotecaginobianco
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