Marisa Càssola lui, nemmeno Pi110 Barilari, il farmacista paralitico che ha praticamente assistito dalla finestra alla strage del '43. Per lui, infatti, dichiararsi a a conoscenza dell'accaduto, significherebbe ammettere il tradimento di st1a moglie, che nella medesima notte ha visto rincasare a tarda ora, dopo un convegno amoroso. Come si vede, anche nella Notte del '43 vengono a confluire due vicende, una pubblica ed una privata, e nel silenzio del farmacista si riflette l'atteggiamento, pavido, dei suoi contemporanei, anch'essi legati al loro « particulare », e dispo,sti a favorire con l'omertà il perpetrarsi di ingiustizie e di violenze. Sicché l'ammiccare di Barilari a Sciagura durante il processo, come ad assicurargli la sua complicità, è il segno emblematico usato da Bassani per coinvolgere nel suo giudizio polemico, tutta una società che per inerzia ed interesse si piegò ai peggiori compromessi; una società che, dopo aver assistito senza intervenire ai misfatti del regime, si rifiutò poi di individuare i colpevoli, riaccogliendoli nel proprio seno co1ne se nulla fosse accaduto. A risultati non dissin1ili porta l'inquisitoria condotta negli Occhiali d'oro contro la borghesia ferrarese, che si mostra più incline a gridare allo scandalo per il comportamento privato di un uomo, n1esso al bando senza pietà, perché sospettato di coltivare un vizio segreto, piuttosto che per le leggi antiebraicl1e, emanate nel '38. E anche qui essenziali al clima del romanzo sono le pagine di ambiente, che riferiscono da un lato i meschini pettegolezzi e le morbose curiosità della Ferrara bene nei confronti del dottor Fadigati, dall'altra i co,mpromessi dei cittadini più in vista che, spesso antifascisti in privato, amoreggiavano con il regime pur di crearsi un alibi e di ottenere incarichi lucrosi. È naturale che in questa atmosfera di ipocrisia si stabilisca un legame di affinità fra il professionista reietto e l'io-narrante, un giovane ebreo, particolarmente sensibil_e all'esclusio,ne determinata dalle persecuzioni. La loro comunanza tuttavia non vale a salvarli dalla tragica solitudine in ct1i saranno ben presto ricacciati, veri rappresentanti di quella « estraneità » che è legata nell'opera di Bassani non solo ad una situazione morale o politica, ma anche ad una a11goscia esistenziale, e prelude alla scelta della morte come t1nica soluzione cl1e si opponga al « male di . vivere ». Il vuoto creato dalla incomunicabilità, che ispirerà le pagine migliori de L'Airone, era già accennato nelle Storie ferrq.resi, inevitabilmente connesso alla condizione dei vinti (come Geo Josz e Clelia Trotti) o all'incontro fra ambienti sociali diversi, che, malgrado ogni tentativo di fusione, restano fra loro impenetrabili, creando nei protagonisti uno stato di tension.e e di disagio. È il caso di Lida Mantovani (v. omonimo 62 Bibliotecaginobia1co , .
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