Argomenti tito né jn una in1parzialità assoluta rispetto alla bruciante storia di ieri, tanto più che la partecipazio11e al pathos degli avi non si piega a troppo facili indulgenze, e permette di separare co1 n una netta linea discriminatoria il ruolo dei colpevoli da quello delle vittime; ma piuttosto va ravvisata nel severo giudizio morale, che mira a rivelare le strutture assurde di una società basata sull'ingiustizia e sull'oppressione; e a ricercare negli eventi pubblici le responsabilità di quanti ne furono più o 1neno consapevoli protagonisti, mostrando la connessione esistente fra il mosaico degli accadin1enti quotidiani e il quadro d'insieme ch'essi compongono. Questa posizione critica dello scrittore, ben lontano dal rifugiarsi in un limbo di compiaciute fantasie astratte, emerge attraverso una forma narrativa ricca di sfun1ature e fortemente problematica, che rende ragione delle diverse dimensioni della realtà; sicché al commento accomodante dell'uomo della strada, che rivela chiaramente i suoi limiti di angustia piccolo-borghese, si sovrappo11e il punto di vista dell'io-narrante, che, portavoce di una coscienza c1itica più matura, restituisce alla realtà storica le giuste proporzioni. Con questo abile contrappunto di prospettive è riportato l'atteggiamento indifferente dei ferraresi nei confronti di Geo Josz (l]na lapide in Via Mazzini), il giovane ebreo che, scampato miracolosamente agli orrori del lager, è ritornato in città quando tutti lo credevano morto; e, mentre la sua presenza dovrebbe rappresentare per i concittadini un muto rimprovero, il redivivo viene considerato un peso fastidioso ed ingombrante, così come i suoi racconti di ex-deportato « producono una certa impressione di noia e di incredulità »; oppure, dopo l'uccisione del console fascista Bolognesi è riferito, in chiave di sferzante ironia, il commento dei ferraresi, che cercano di rassicurarsi a vicenda, come se sul loro capo non pendesse il pericolo di una rappresaglia: « Erano italiani anch'essi, i fascisti, che diamine!. .. No, non c'era nulla da temere. Facevano un po' di baccano ..., si capisce, le facce feroci, andavano in giro col teschio sul berretto, ma più che altro per tenere a bada i tedeschi, i quali, a lasciarli fare, non ci avrebbero pensato un minuto a trattare l'Italia alla stregua di una Polonia o di una Ucraina qualsiasi. Poveri diavoli, i fascisti! Bisognava anche un po' mettersi nel loro panni! ». Il giorno seguente undici antifascisti vengono trovati massacrati nel corso principale della città, e nessuno ha dub;bi sulla identità del n1andante, un ex-squadrista· soprannominato Sciagura, che del resto ha chiaramente scoperto la sua responsabilità nell'eccidio. Ma dal processo intentatogli dopo la liberazione Scfa·gura, per il connivente silenzio dei ferraresi, uscirà indenne. Nessuno si prenderà la briga di testimo,niare contro di 61 Bibiiotecaginobianco
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