Nord e Sud - anno XVIII - n. 134 - febbraio 1971

Argonienti di quello neorealista. Così, se da un lato le diverse redazioni delle Storie ferraresi presentano una graduale sostituzione dell'imperfetto col passato remoto e della sigla F. con la intera denominazione di Ferrara, tutti elementi che conferiscono al racconto un deciso crisma sto·rico, d'altro lato la descrizione si allontana da ogni pretesa di oggettività assoluta per giungere ad una resa di carattere allusivo·, che non esclude il giudizio e l'intervento vigile dello scrittore. In questo modo la prosa di Bassé:lni si lega strettamente alla impostazione storicizzante della sua narrativa e alla funzione critica esercitata nei confronti di una società e di un costume. Fatta questa premessa dobbiamo però constatare che la tendenza di Bassani a co11cepire la società in cui vive in « termini storici » no·n è sempre stata valutata in modo positivo, e che tutto un settore della critica militante, pur no11 mancando di assegnargli una posizione di primo piano nella letteratura del dopoguerra, ha negato la sua validità di scrittore « impegnato », considerandolo ancora una volta un elegiaco, relegato negli astratti paradisi della memoria. Questo giudizio risale ad una recensione di Pasolini, pubblicata ir1 « Paragone-letteratura » del 1953, quando solo le prime Storie ferraresi avevano visto la luce. Allora il critico notava il sovrapporsi nell'opera di Bassani di due piani diversi, uno nato nell'anteguerra, al tempo delle prime co·mposizioni, quello della « prosa da romanzo »; uno nel dopoguerra, di ambizione romanzesca, a sfondo documentario e storico. Ora, secondo Pasolini, questo approccio con la realtà non può essere in alcun modo naturalistico, come naturalistica 110n è la visione del mondo di Bassani; che, non essendo né cattolico, né marxista, può rifugiarsi solo in un « violento anticonformismo, la cui disperazione trova risarcimento nella consolatoria capacità espressiva », oppure i11 un « moralismo di specie emp1r1ca ». Il che significa accusare Bassani di non possedere né una matura coscie11za storica né la forza ideale per ricondurre ogni avvenimento sul piano· pubblico, e di restare ancorato alla realtà dell'uomo singolo, incapace di vera co1 municazione con il mondo esterno. Secondo una recente interpretazio11e di Enzo Siciliano (L'anima contro la storia, in Autobiografia letteraria, Garzanti, 1970) questa impossibilità di condurre fino alle estreme conseguenze l'indagine storica che si è proposto nascerebbe dalla disposizione patetica di Bassani a « capire gli avi e contemporaneamente a difenderli », a giustificare quindi la connivenza della borghesia italiana (e anche dei molti israeliti che ne facevano parte) nei confronti del fascismo; sicché il rapporto di identifi59 Bibiiotecaginobianco

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