Nord e Sud - anno XVIII - n. 134 - febbraio 1971

Bassani, scrittore - testimone di Marisa Càssola Nel 1964, rispondendo ad una domanda rivoltagli nel corso di un'intervista a proposito dell'antiromanzo, ·sassani affermava: « credo· che esistano all'interno del narrare narratori-narratori e narratori-antinarratori, romanzieri-romanzieri e romanzieri-antiromanzieri. In linea generale ho l'impressione che i narratori-antinarratori riflettano una sostanziale opposizione di se stessi al mondo. Questa specie di artisti completamente artisti, di monadi eroiche isolate in mezzo al caos insensato del mondo è sempre esistito, esisterà sempre. Io sono d'altra specie ». Questa dichiarazione programmatica dello scrittore, indicativa di una precisa volontà di « testimoniare », s·piega la graduale evoluzione della sua narrativa da una tematica puramente individuale alla tematica di una società, colta in u11a determinata temperie storica; evoluzione che ha portato ad un nuovo modo di intendere i rapporti fra le'jtteratura e realtà e a ricercare nella misura dei tempi e dei luoghi e nel quadro ambientale e di costume una giustificazione morale al dramma privato o al problema esistenziale dei personaggi. Ci sembra dunque che un bilancio complessivo dell'opera di Bassani, comunemente inserita nel filone del tardo Decadentismo, non possa limitarsi a registrare le inclinazioni liriche ed intimistiche che le forniscono il pretesto più immediato, ma deve tener conto anche di quella tendenza verso il realismo narrativo che costituisce l'altra componente del suo universo letterario. Questa esigenza dt conciliare la nativa vocazione con un impegno storico e sociale si manifesta in seguito ad esperienze decisive vissute dall'autore nel periodo del fascismo e della guerra, prima con la per.,• secuzione razziale poi con la partecipazio·ne attiva alla Resistenza. È ancora Bassani a denunciare lo strappo brusco che i tragici eventi provocarono nei confronti del suo mondo giovanile, tutto improntato a toni lirici ed elegiaci: « C'era stata la guerra e la prigione di mezzo. Se volevo accogliere, nei versi che scrivevo, la nuova realtà che s'imponeva al mio spirito, tutta la rìuova realtà di me stesso e del mondo, allora dovevo lottare senza pietà, senza condiscendenze ·alla ·mia natura, contro 57 Bibiiotecaginobianco

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