Franco Mollo l'art. 27 del,la nuova stesura approntata per la· discussione in aula prevede eh-e « i dipa,rtimenti possono stipulare co·n enti pubblici o privati convenzioni, da sotto•porre all'ap-provazione della Giunta -di Ateneo, per prestazio,ni o compiti di ricerca che siano· ritenuti utili ai fini dell'attività didattica e scientifica, e possono altresì eseguire le prestazioni previste dall'articolo 49 del testo unico ·delle leggi sull'istruzione superiore, approvato con regio decreto 31 agosto 1933, n. 1592 ». Insegnamento, ricerca e assistenza compaiono dunque (sia pure con preminenza e giustificazioni diverse) tra i compiti indicati o permessi sia per le università sia per gli ospedali. Questa possibile sovrapposizione di compiti, in parte disordinatamen,te in atto da tempo senza una chiara regolamentazio 1 ne, non è finora stata senza inconvenienti. L'assistenza nelle università si è prestata a sfruttamento· per fini di lucro, rubando tempo e interesse all'insegnamento e alla ricerca; l'insegnamen1to e la ricerca negli ospedali sono rimasti per o,ra semplici affermazioni verbali, occasioni di frustrazione o pretesti per te11tativi di acquisire un ma,linteso p1 restigio. Tentia1no, di vederci un poco più chiaro, per quanto, è possibile, incominciando con una semplificazione. Sembra in,dubbio che, se un solo co,mpito fondamentale dovesse essere indicato per ciascuna delle dt1e istituzio·ni, questo non potrebbe essere che l'insegna,mento nell'università e l'assistenza nell'ospedale. Pare altrettanto evidente che, se pure è gius,tificato il ricovero universitario di ammalati con relative attività •diagnostiche e tera.peutiche, queste non p•ossono essere un compito preponderante, e devono venire svo1lte sempre ai fini dell'in•segnamento ed eventualmente della ricerca. Come du,nque è a·ccaduto che istituti universitari so,no venuti ipertrofizzando poco a poco le loro attività assistenziali, fino al pu·nto da farle entrare in diretta competizione co,n gli altri compiti istituzionali, e da creare anche grosse questio·ni amministrative? Abbiamo un esempio di questo stato di cose nel.I~ situazio·ne torinese. Certamente le possibilità di nuove entrate (rese più appetibili per la modestia degli stipendi universitari e dei fondi di dotazio 1ne per le spese generali degli istituti) non è stata priva di im,portanza nel ·determinare l'indirizzo verso pesa~ti in1pegni assistenziali. Ma questo è stato, favorito anche da quelle amministrazio,ni ospedaliere che, senza mai organizzare in proprio servizi di inedia e a·lta specializzazione, preferivano rico1rrere alle convenzioni con istituti universitari, alle gestioni miste, alle consulenze. Perfino la Provincia e il Com·une hanno affidato servizi a istituti universitari, o ne hanno sovvenzionato, direttamente o indirettamente, lo svilup-po. Il sistema era tutt'altro che sgradito alle ammini·strazioni locali, i11 50 Bibliotecagino~ianco
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